domenica 24 novembre 2013

PILLOLE DAL PASSATO : VICTOR PECCI


Giocatore molto divertente ed amato dal pubblico (anche quello femminile) era il paraguaiano Victor Pecci. Classe 1955, si ricorda la sua prima apparizione di un certo rilievo al torneo di Roma del 1974 dove, entrato in tabellone attraverso le qualificazioni, fu sconfitto al primo turno da Vilas. Nel 1975 continuò i miglioramenti e maturò ulteriori esperienze positive, riuscendo a chiudere l'anno a ridosso dei primi 50 giocatori del mondo. L'anno seguente, presa la decisione di diventare professionista, Pecci completò l'avvicinamento ai piani alti del ranking ATP, conquistando i suoi primi due titoli, a Madrid (su Deblicker) ed a Berlino (su Pohmann) e raggiungendo altri ottimi piazzamenti (semifinali a Vienna e Colonia e quarti in altri 8 tornei, con successi su avversari di esperienza quali Ramirez, Gottfried e Solomon). Anche nel 1977 si mantenne comodamente fra i primi 50 del mondo, senza peraltro segnalarsi per risultati particolarmente brillanti: finale a Monaco, semifinali a Nizza, Firenze, Bogotà, Santiago e Buenos Aires, quarti in qualche altro torneo, fra i quali Roma (dove batté anche Barazzutti). Non trascendentale il 1978, condito da tante sconfitte nei primi turni ma “salvato” ed impreziosito nel finale dal titolo di Bogotà (su Gehring) e dalle due finali perse contro Clerc a Santiago e Buenos Aires. 
 Moltissimi giocatori, non catalogabili come “campioni”, hanno però spesso avuto un 'annata magica, quella capace di segnare un'intera carriera: per Victor Pecci quell'annata è stata certamente il 1979. Il successo a Nizza (su Alexander) fu l'antipasto: seguirono la semifinale a Montecarlo (perse da Borg, dopo aver battuto due giovani Lendl e Noah) e quindi arrivò la strepitosa performance del Roland Garros, dove il paraguaiano riuscì addirittura ad approdare alla sua prima (ed unica) finale in uno Slam. E ci arrivò non sfruttando un “buco” nel tabellone, ma eliminando, uno dopo l'altro, tutti i migliori: il francese Jauffret, il ceco Slozil, il nostro Barazzutti (allora un top ten), Harold Solomon, Guillermo Vilas e Jimmy Connors, caddero di fronte al gioco brillante e vario del “tennista con l'orecchino” come veniva allora ribattezzato. In finale fu piegato da Sua Maestà Bjorn Borg (nell'occasione reduce dall'infortunio patito ad Amburgo e non irresistibile), in 4 set e non senza dare all'Orso qualche serio grattacapo. La settimana dopo mostrò come il suo gioco brillante potesse adattarsi anche all'erba inglese, conquistando la finale al Queen's dove batté grandi specialisti come Wilkison, Lutz e soprattutto Ashe, prima di cedere in tre set a John McEnroe. A Wimbledon fu invece fermato al terzo turno dall'attuale presidente dell'ATP, l'australiano Brad Drewett. La stagione proseguì in modo brillante con i successi a Quito e Bogotà (rispettivamente su Higueras e Velasco) e le finali di Washington e Johannesbourg, riuscendo ad approdare fra i primi dieci giocatori del mondo (best ranking n°9). Ma l'anno dopo, un calo di motivazioni ed un inopportuno cambio di racchetta provocarono un evidente caduta di rendimento, testimoniata dall'uscita dai primi 30 giocatori del mondo: l'eliminazione al secondo turno di Parigi contro il cileno Prajoux, una semifinale al Queen's, qualche buon risultato nei tornei estivi americani ed il solito buon finale nel circuito sudamericano su terra (vittoria a Santiago su Freyss, finale a Quito e semifinale a Buenos Aires) non bastano a salvare la stagione, nata con ben altri auspici. Il 1981 è invece la sua ultima stagione ad alto livello: successo a Vina del Mar (su Higueras) e Bournemouth (su Taroczy), finale a Mar de Plata e soprattutto al Foro Italico, la vittoria su Borg a Montecarlo (poi perse da Panatta) e le semifinali al Roland Garros (sconfitto da Borg), Forest Hills WCT, e Houston e qualche altro piazzamento lo riportarono fra i primi 15/20 del mondo. Ma dall'anno il paraguaiano si ridimensionò, diventano un giocatore da 40°-50° posto del ranking ATP: piazzò qualche altra zampata, vincendo l'ultimo titolo a Vina del Mar 1983 (su J.Filliol) e perdendo le finali di Kitzbuhel 1984 e Nizza 1985, ma ormai il giocatore in grado di rivaleggiare coi migliori si era spento. Continuò a giocare per qualche anno, scivolando ancora più nel ranking, senza ottenere risultati di particolare rilievo e partecipando a numerosi challenger e tornei minori. 
Ricordiamo anche la sua buona attività come doppista (vinse una dozzina di titoli, con differenti compagni) ed il suo buon lavoro, insieme a Francisco Gonzales, col team paraguaiano di Coppa Davis che, negli anni '80 era temutissimo negli incontri casalinghi, disputati su una superficie in legno incerato, poi resa di fatto “illecita” dalla Federazione Internazionale: la Cecoslovacchia di Lendl e Smid, la Francia di Noah e Leconte e gli U.S.A. di Arias e Krickstein ci lasciarono le penne. Meno competitivi fuori casa, li ricordiamo sconfitti dall'Italia nel 1986 a Palermo. Attualmente è capitano del team nazionale di Coppa Davis ed insegna il tennis nel suo paese, non disdegnando la partecipazione a qualche torneo per vecchie glorie.

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