Giocatore
molto divertente ed amato dal pubblico (anche quello femminile) era
il paraguaiano Victor Pecci. Classe 1955, si ricorda la sua prima
apparizione di un certo rilievo al torneo di Roma del 1974 dove,
entrato in tabellone attraverso le qualificazioni, fu sconfitto al
primo turno da Vilas. Nel 1975 continuò i miglioramenti e maturò
ulteriori esperienze positive, riuscendo a chiudere l'anno a ridosso
dei primi 50 giocatori del mondo. L'anno seguente, presa la decisione
di diventare professionista, Pecci completò l'avvicinamento ai piani
alti del ranking ATP, conquistando i suoi primi due titoli, a Madrid
(su Deblicker) ed a Berlino (su Pohmann) e raggiungendo altri ottimi
piazzamenti (semifinali a Vienna e Colonia e quarti in altri 8
tornei, con successi su avversari di esperienza quali Ramirez,
Gottfried e Solomon). Anche nel 1977 si mantenne comodamente fra i
primi 50 del mondo, senza peraltro segnalarsi per risultati
particolarmente brillanti: finale a Monaco, semifinali a Nizza,
Firenze, Bogotà, Santiago e Buenos Aires, quarti in qualche altro
torneo, fra i quali Roma (dove batté anche Barazzutti). Non
trascendentale il 1978, condito da tante sconfitte nei primi turni ma
“salvato” ed impreziosito nel finale dal titolo di Bogotà (su
Gehring) e dalle due finali perse contro Clerc a Santiago e Buenos
Aires.
Moltissimi giocatori, non catalogabili come “campioni”,
hanno però spesso avuto un 'annata magica, quella capace di segnare
un'intera carriera: per Victor Pecci quell'annata è stata certamente
il 1979. Il successo a Nizza (su Alexander) fu l'antipasto: seguirono
la semifinale a Montecarlo (perse da Borg, dopo aver battuto due
giovani Lendl e Noah) e quindi arrivò la strepitosa performance del
Roland Garros, dove il paraguaiano riuscì addirittura ad approdare
alla sua prima (ed unica) finale in uno Slam. E ci arrivò non
sfruttando un “buco” nel tabellone, ma eliminando, uno dopo
l'altro, tutti i migliori: il francese Jauffret, il ceco Slozil, il
nostro Barazzutti (allora un top ten), Harold Solomon, Guillermo
Vilas e Jimmy Connors, caddero di fronte al gioco brillante e vario
del “tennista con l'orecchino” come veniva allora ribattezzato.
In finale fu piegato da Sua Maestà Bjorn Borg (nell'occasione reduce dall'infortunio patito ad Amburgo e non
irresistibile), in 4 set e non senza dare all'Orso qualche serio
grattacapo. La settimana dopo mostrò come il suo gioco brillante
potesse adattarsi anche all'erba inglese, conquistando la finale al
Queen's dove batté grandi specialisti come Wilkison, Lutz e
soprattutto Ashe, prima di cedere in tre set a John McEnroe. A
Wimbledon fu invece fermato al terzo turno dall'attuale presidente
dell'ATP, l'australiano Brad Drewett. La stagione proseguì in modo
brillante con i successi a Quito e Bogotà (rispettivamente su
Higueras e Velasco) e le finali di Washington e Johannesbourg,
riuscendo ad approdare fra i primi dieci giocatori del mondo (best
ranking n°9). Ma l'anno dopo, un calo di motivazioni ed un
inopportuno cambio di racchetta provocarono un evidente caduta di
rendimento, testimoniata dall'uscita dai primi 30 giocatori del
mondo: l'eliminazione al secondo turno di Parigi contro il cileno
Prajoux, una semifinale al Queen's, qualche buon risultato nei tornei
estivi americani ed il solito buon finale nel circuito sudamericano
su terra (vittoria a Santiago su Freyss, finale a Quito e semifinale
a Buenos Aires) non bastano a salvare la stagione, nata con ben altri
auspici. Il 1981 è invece la sua ultima stagione ad alto livello:
successo a Vina del Mar (su Higueras) e Bournemouth (su Taroczy),
finale a Mar de Plata e soprattutto al Foro Italico, la vittoria su
Borg a Montecarlo (poi perse da Panatta) e le semifinali al Roland
Garros (sconfitto da Borg), Forest Hills WCT, e Houston e qualche
altro piazzamento lo riportarono fra i primi 15/20 del mondo. Ma
dall'anno il paraguaiano si ridimensionò, diventano un giocatore da
40°-50° posto del ranking ATP: piazzò qualche altra zampata,
vincendo l'ultimo titolo a Vina del Mar 1983 (su J.Filliol) e
perdendo le finali di Kitzbuhel 1984 e Nizza 1985, ma ormai il
giocatore in grado di rivaleggiare coi migliori si era spento.
Continuò a giocare per qualche anno, scivolando ancora più nel
ranking, senza ottenere risultati di particolare rilievo e
partecipando a numerosi challenger e tornei minori.
Ricordiamo anche
la sua buona attività come doppista (vinse una dozzina di titoli,
con differenti compagni) ed il suo buon lavoro, insieme a Francisco
Gonzales, col team paraguaiano di Coppa Davis che, negli anni '80 era
temutissimo negli incontri casalinghi, disputati su una superficie in
legno incerato, poi resa di fatto “illecita” dalla Federazione
Internazionale: la Cecoslovacchia di Lendl e Smid, la Francia di Noah
e Leconte e gli U.S.A. di Arias e Krickstein ci lasciarono le penne.
Meno competitivi fuori casa, li ricordiamo sconfitti dall'Italia nel
1986 a Palermo. Attualmente è capitano del team nazionale di Coppa
Davis ed insegna il tennis nel suo paese, non disdegnando la
partecipazione a qualche torneo per vecchie glorie.
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