Uno
dei “profeti” del serve & volley attivi negli anni '80 e
primi anni '90 fu l'americano Tim Mayotte. Di lui Boris Becker
sottolineava, forse ingenerosamente, l'incapacità di giocare i colpi
di fondo campo. Era un'esagerazione, ovviamente, per un giocatore che
è stato comunque capace di di arrivare fino al settimo posto del
ranking ATP.
Classe 1960, Tim era il terzogenito in una famiglia
molto tennistica, capace di esprimere altri due professionisti: John,
classe 1948, non ottenne alcun risultato di rilievo, pur rimanendo
nel settore, sia come insegnante che come manager di alcune squadre
del WTT. Il secondogenito Chris, del 1952, combinò invece qualcosa
di buono, avvicinandosi al centesimo posto mondiale in singolare ed
entrando fra i top 100 in doppio, specialità nella quale si
aggiudicò 3 titoli. Tim ebbe una formazione di tipo universitario
(studiò a Stanford) e, dopo la conquista del prestigioso titolo NCAA
di singolare nel 1981, divenne professionista, segnalandosi per il
suo piacevole gioco d'attacco e per un comportamento impeccabile e
sportivo, che gli valse il meritato soprannome di “Gentleman Tim”.
Fu forse questa sua eccessiva “bontà”, unita ad una mancanza di
quello spirito combattivo che gli americani riassumono col termine
“punch”, uno degli elementi che impedì a Mayotte il
raggiungimento di risultati ancora superiori.
Dopo alcune finali
perse, scelse un'occasione di prestigio per vincere il suo primo
torneo: nel 1985 si aggiudicò infatti la prima edizione del Lipton
di Delray Beach, torneo appena ideato dall'ex-pro Butch Buchholz e
disputato con la formula dei tornei dello Slam (128 partecipanti e
match giocati al meglio dei 5 set dai quarti di finale in poi). Tim
batté in finale il connazionale Scott Davis, rimontando due set di
svantaggio. Altro suo successo di prestigio fu quello ottenuto nel
tradizionale torneo indoor di Parigi Bercy del 1987, dopo una dura e
piacevole finale vinta in 5 set col connazionale Brad Gilbert. Nel
suo palmares 12 titoli su 23 finali, tutte ottenute sul veloce o
sull'erba (era ben poco competitivo sulla terra rossa): oltre ai due
citati, menzioniamo il Queen's 1986 (su Connors) Philadelphia,
Chicago, Tolosa e Francoforte (rispettivamente su McEnroe, Pate,
Osterthun e Gomez), Philadelphia, Schenectady, Brisbane e Francoforte
nel suo anno migliore il 1988 (su Fitzgerald, Kriek, M.Davis e
Lavalle) e Washington 1989 (su Gilbert). Da ricordare anche la finale
raggiunta alle WCT Finals di Dallas nel 1985 (perse con Lendl), la
medaglia d'argento conquistata nel singolare maschile alle Olimpiadi
di Seoul 1988, sconfitto in finale da Gattone Mecir e la semifinale
raggiunta nel 1982 a Wimbledon, superato da John McEnroe; ancora lo
ricordiamo 4 volte nei quarti a Wimbledon, una agli US Open ed una
agli Australian Open.
All'inizio degli anni '90 il suo rendimento
calò vistosamente (lo ricordiamo nel 1990 sconfitto da Lendl in
finale a Milano), sino al ritiro avvenuto nel 1992. Vanta in carriera
successi con tutti i più grandi: McEnroe, Connors, Sampras, Agassi,
Edberg, Becker, Wilander, Chang, ad eccezione di Lendl, contro il
quale ha perso tutti i 17 scontri diretti. Attualmente
svolge il ruolo di coach per la federazione americana.
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