Conosciamo
più o meno tutti le straordinarie qualità di Ion Tiriac come
facoltoso, brillante e furbissimo businessman. Ed è anche noto il
suo ruolo come “mentore” di alcuni giocatori: Ilie Nastase,
naturalmente, ma anche Guillermo Vilas, Boris Becker, Goran
Ivanisevic e Marat Safin. Se oggi è considerato da Forbes l'840°
uomo più ricco del mondo, il più ricco della Romania, attivo in
molteplici settori (bancario, trasporto aereo, assicurativo,
automobilistico, etc.), ieri Ion Tiriac era un tennista
professionista, spesso squattrinato, che girava il circuito mondiale
mentre il suo Paese subiva l'opprimente dittatura di Ceausescu.
Gianni Clerici raccontava di come staccasse a morsi i pezzi dei
bicchieri, tradendo le sue origini di “giostraio”, di quando lo
minacciava fisicamente con la racchetta per un articolo sgradito o
ancora di quando tracannava in scioltezza bicchieri su bicchieri di
whisky.
Disse una volta, con la consueta ironia, “sarei stato il
miglior giocatore del mondo, se solo avessi saputo giocare a tennis”
: la battuta, davvero fantastica, evidenzia il fatto che le qualità
tennistiche di Ion non erano certamente di primo livello. Spesso però
sopperiva col cuore e con la furbizia, il mestiere, talvolta persino
con l'aperta scorrettezza ed antisportività. Ricordiamo cosa disse
Stan Smith, grande gentleman del tennis, dopo il match vinto contro
di lui a Bucarest, nel corso della finale di Coppa Davis del 1972
(match nel corso del quale Tiriac offrì il peggio di sé:
interruzioni, continue contestazioni di chiamate, rimproveri ai
giudici di linea, gesti per aizzare la folla..): “Ho sempre
rispettato Ion, un giocatore che lotta e non molla mai, ma questo
weekend ho perso il rispetto di lui come uomo”. Nonostante ciò
ebbe una lunga ed interessante carriera che, verso la fine degli anni
'60, lo portò ad essere considerato come uno dei primi dieci
giocatori del mondo, in un un'epoca precedente all'introduzione del
ranking ATP.
Classe 1939, sino ad un certo punto era indeciso fra il
tennis e l'hockey su ghiaccio, disciplina che praticava con buoni
risultati, tanto da aver fatto parte della selezione rumena alle
Olimpiadi invernali di Innsbruck del 1964. Optò poi per il tennis, a
tempo pieno. Da sempre molto legato al nostro Paese, girava con
assiduità i tornei italiani degli anni '60 (all'epoca in Italia si
disputava un numero notevolissimo di eventi): fu proprio in quei
tornei che portò con sé un ragazzino magro, ma dotato di un enorme
talento. Era naturalmente Ilie Natase. Ed in Italia Tiriac colse
molti dei suoi più importanti successi: finalista a Catania nel
1966, vinse il torneo casalingo di Mamaia nel 1967 (in finale su Tom
Okker), raggiungendo in quell'anno anche le finali di Bratislava e
Stoccarda e la semifinale agli Internazionali d'Italia (sconfitto da
Martin Mulligan). Ma il suo anno migliore fu, senza ombra di dubbio,
il 1968, quando ad un certo punto fu persino stimato come l'ottavo
giocatore del mondo: mica male per uno che non sa giocare a tennis!
In quell'anno i successi a Ortisei (su Pietrangeli), al Parioli di
Roma (su Nastase), a Cannes (su Metreveli) ed a Palermo (su Riessen),
le finali di Bastad, Monaco, Catania e Bombay ed il miglior risultato
mai ottenuto in un torneo del Grande Slam, i quarti di finale al
Roland Garros: a Parigi, fra l'altro, Tiriac si permise di andare
avanti per due set a zero contro l'inarrivabile Rod Laver, prima che
l'australiano prendesse decisamente il comando delle operazioni.
Positivo anche il 1969 con il bis a Palermo (su Nastase) e le finali
di Bastad, Reggio Calabria e Roma Parioli. Negli anni seguenti il suo
rendimento in singolare calò progressivamente: lo ricordiamo vincere
il torneo di Monaco nel 1970 (su Pilic) e quello di Madrid nel 1971
(sul solito Nastase). Iniziò a concentrarsi sul doppio e sulla Coppa
Davis: nel doppio ottenne alcuni ottimi risultati, soprattutto la
bella doppietta realizzata nel 1970 quando, in coppia con Ilie
Nastase, si aggiudicò il torneo di Roma (in finale con Bowrey e
Davidson) e quello del Roland Garros (contro Ashe e Pasarell; aveva
perso, sempre con Ilie, la finale del 1966). Nel 1975. col consueto
fiuto per gli affari, si buttò nella grande giostra del World Team
Tennis, il campionato americano intercittà (vedi Nota apposita),
diventando il capitano-giocatore dei Boston Lobsters, città nella
quali si trasferì, facendo incetta di hamburger e seducendo tante
bellezze locali, col suo fascino misterioso e fuori dalle righe.
In
Coppa Davis giocò a lungo, affrontando anche gli azzurri: si ricorda
la vittoria a Bucarest nel 1972, dove superò Panatta e vinse con
Nastase contro Adriano e Nicola Pietrangeli, al suo ultimo match in
Davis, e la sconfitta per 3-2 a Mestre nel 1974, dove, a pezzi, fu
schiantato sia da Panatta che da Barazzutti, raccogliendo appena nove
games in sei set!! Fu protagonista delle tre finali giocate e perse
dalla Romania contro gli U.S.A. nel 1969, 1971 e nel 1972 (in una
Nota raccontiamo la terza di quelle finali, giocata a Bucarest). In
totale, fra singolare e doppio, 109 match disputati, dal 1959 al
1977, con un saldo di 70 vittorie e 39 sconfitte. Continuò a
giocare, soprattutto in doppio, sino alla fine degli anni '70, alle
soglie dei 40 anni, facendo in tempo a disputare, e perdere,
un'ultima finale Slam nel doppio misto a Parigi (1979, insieme alla
connazionale Virginia Ruzici, contro Bob Hewitt e Wendy Turnbull).
Quindi, iniziò l'incredibile “secondo capitolo” della sua vita.
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