Peter
Lundgren è noto soprattutto per essere stato il coach col quale
Roger Federer ha vinto il suo primo torneo del Grande Slam (Wimbledon
2003); in seguito lo ricordiamo come coach di altri giocatori di buon
livello come Wawrinka e Baghdatis. Oggi però vogliamo parlare di lui
per la sua attività come giocatore professionista, svolta a cavallo
fra gli anni '80 e '90, durante la quale fu capace di ottenere, in
alcuni momenti, dei risultati sorprendenti. La peculiarità della
carriera di Lundgren è certamente costituita dalla sua notevole
discontinuità, che lo portava ad alternare risultati a dir poco
clamorosi a dei periodi caratterizzati da una incredibile carenza di
risultati.
Classe 1965, si segnalò per la prima volta nel 1985,
entrando direttamente fra i primi 30 giocatori del mondo, grazie ad
alcuni ottimi risultati ed al suo primo titolo ATP, quello
conquistato a Colonia (in finale sull'indiano Krishnan); in
quell'anno conquistò, tra l'altro, anche i challenger di
Thessaloniki e Bergen. Annata abbastanza modesta fu invece quella del
1986, nella quale ricordiamo soltanto una semifinale al torneo di Los
Angeles ed un notevole calo nel ranking mondiale. Il suo anno
migliore fu però il 1987: dopo un inizio di stagione in sordina,
Lundgren venne fuori nel corso dell'estate americana, vincendo il
torneo di Rye Brook in finale sul' americano John Ross e soprattutto
ottenendo il più importante successo della carriera al prestigioso
torneo indoor di San Francisco, nel quale superò in semifinale il
numero uno del mondo Ivan Lendl ed in finale l'americano Jim Pugh; in
quella stessa stagione mertiano una menzione anche le semifinali a
Tel Aviv ed i quarti negli importanti tornei di Toronto, Cincinnati,
Stoccolma e Scottsdale, oltre che diverse vittorie su giocatori di
primissimo livello ed il best ranking di n°25. Il 1988 fu un'annata
invece a dir poco negativa che lo vide scivolare indietro nel ranking
mondiale, fino a quasi ad uscire dei primi 100 giocatori del mondo,
in seguito ad una serie negativa di risultati quasi incredibile; si
riscattò però alla fine dell'anno, conquistando contro ogni
pronostico la finale nell'importante torneo casalingo di Stoccolma,
nel quale batté, fra gli altri, Mecir, Gustafsson e Courier, prima
di cedere in finale a Boris Becker. Recuperato un ranking mondiale
accettabile, riprese però anche la sua incostanza di rendimento: nel
1989 fu particolarmente efficace sull'erba, dove conquistò la finale
al torneo di Newport (persa contro Pugh) ed il quarto turno a
Wimbledon, suo miglior risultato in un torneo dello Slam, dove perse
da Lendl.
La sua carriera scivolò poi maniera abbastanza anonima
sino al precoce ritiro avvenuto nel 1995, salvo un episodio, come
sempre sporadico, avvenuto nel 1990, quando in maniera del tutto
inattesa raggiunse la finale al torneo di Indianapolis, dopo aver
superato tra gli altri anche Andre Agassi, prima di venire fermato in
finale ancora da Becker. In carriera vanta vittorie su molti big, fra
cui Lendl, Agassi, Sampras, Wilander, Cash, Courier, Chang, Forget,
Curren, Krickstein, Mancini, Chesnokov, Pernfors, Mecir, Jarryd e
Jaite.
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