Nella nutrita pattuglia di giocatori svedesi protagonisti nel corso degli anni '80 e '90, un ruolo di grande rilievo spetta senza dubbio ad Anders Jarryd. Di qualche anno più grande rispetto ai vari Edberg, Wilander, Nystrom e Sundstrom (lui è del 1961), lo ricordiamo, dopo una discreta carriera giovanile, vincere il vecchio challenger di Messina nel 1980, sconfiggendo in finale Chris Mayotte, fratello minore del più noto Tim. All'epoca Jarryd era uno dei pochi tennisti ad indossare dei grandi occhiali.
Nelle sue prime stagioni
sul circuito Anders mise in mostra il suo tennis abbastanza atipico,
diverso da quello della scuola-Borg (portato invece avanti da Wilander e
Nystrom) e più votato all'attacco ed all'offensiva. Nel 1981 lo
ricordiamo finalista a Bastad e semifinalista a Bangkok e nel 1982
accedere fra i primi 50 del mondo e conquistare i primi due titoli
ATP, quello di Linz (su Higueras) e quello degli Internazionali
indoor d'Italia, tenutisi quell'anno ad Ancona (contro l'americano
Mike DePalmer). Ancora in progresso la stagione 1983, che vede lo
svedese a ridosso dei primi 20, grazie, fra l'altro, alla finale di
Bastad, alle semifinali di Ginevra e Wembley, ma soprattutto alla
finale nel prestigioso Open del Canada di Montreal dove, prima di
perdere da Lendl, infila uno l'altro Tom Gullikson, Teltscher,
Gerulaitis, Fleming e niente di meno che il n°1 del mondo John
McEnroe in semifinale. L'esplosione definitiva, con il conseguente
ingresso fra i top ten, arriva nel 1984, quando conquista i titoli di
Hilversum (su Smid) e soprattutto Sydney indoor (strapazzando in
finale Ivan Lendl, 6-3 6-2 6-4), le finali di Bastad e Cincinnati e
le semifinali di Rotterdam, Stoccolma e Tolosa. Di altissimo profilo
il 1985, che lo vede arrampicarsi sino al quinto posto mondiale,
subito dopo la semifinale raggiunta a Wimbledon e persa con il
giovanissimo Boris Becker: in quell'anno anche il successo di
Bruxelles (su Wilander), le finali di Toronto, Milano e Stoccolma, le
semifinali di Wembley e del Masters ed i quarti agli US Open,
Montreal, Cincinnati, Tokyo e Barcellona. Qualche problema fisico ed
un leggero calo mentale, portano un leggero scivolamento all'indietro
nel 1986, dove peraltro arriva il successo più prestigioso della sua
carriera, quello conseguito alle WCT Finals di Dallas (con Becker):
la finale a Rotterdam e le semifinali di Memphis, Milano, Colonia,
Madrid e San Francisco lo tengono comunque a galla in posizioni di
assoluto rilievo. I tre anni successivi lo vedono ancora tra i primi
20/25 del mondo: nel 1987 ricordiamo la finale a Wmbley, le
semifinali a Bruxelles, Cincinnati e Stoccolma ed i quarti agli
Australian Open ed a Wimbledon; nel 1988 molte sconfitte nei primi
turni, le semifinali a Cincinnati e Francoforte ed i quarti in
Australia ed al Lipton; nel 1989 le finali a Rotterdam e San
Francisco e la semifinale a Lione. Jarryd sembra progressivamente
esaurire la vena e dedicarsi, come vedremo, con maggiore continuità
alla disciplina del doppio.
Nel 1990 una serie infinita di sconfitte
lo fa precipitare nel ranking ATP: salva la stagione e rientra fra i
primi 100 nel finale quando, da n°175 del mondo, vince contro
pronostico il torneo di Vienna (in finale su Skoff, dopo aver battuto
anche McEnroe) e si aggiudica i due challenger di The Hague e
Monaco. Il recupero prosegue anche l'anno seguente, con una serie di
buoni piazzamenti (finale Copenaghen, semifinali a Rotterdam, Queen's
e Berlino) che lo riportano intorno al 35°posto mondiale. Il periodo
opaco riprende presto e tranne una nuova finale a Copenaghen, Jarryd
infila una serie infinita di sconfitte, sino a che nel 1993, giunto
al 156° posto mondiale, prima batte Becker agli Australian Open, poi
va in semifinale a Saragozza e infine trova un'altra zampata a
sorpresa vincendo addirittura il torneo di Rotterdam, dove batte uno
dopo l'altro Ferreira, Haarhuis, Ivanisevic, Volkov e Novacek: risale
intorno al 60° posto, mantenendo un rendimento accettabile fino al
ritiro, avvenuto nel 1996. Ricordiamo ancora la finale persa con
Chang a Pechino nel 1994 e quella persa sull'erba di Rosmalen nel
1995 (sconfitto da Kucera, dopo aver sconfitto il futuro campione di
Wimbledon Krajicek).
Di
lui ricordiamo anche le partecipazioni ad alcuni dei successi in
Coppa Davis del team svedese: nel 1984 in doppio è memorabile la
vittoria, con Edberg, contro la coppia McEnroe e Fleming (sino ad
allora imbattuta in Davis); ma partecipò ad altre vittorie (specie a
quella del 1987). Infine, straordinaria la sua carriera come
doppista, specialità nella quale è stato il n°1 del mondo,
vincendo una sessantina di titoli (con vari compagni, soprattutto i
connazionali Hans Simonsson e Stefan Edberg e l'australiano John
Fitzgerald) e conquistando il Career Grand Slam. Per lui otto titoli
Slam: Australian Open 1987 (con Edberg), Roland Garros 1983 (con Hans
Simonsson), 1987 (con Robert Seguso) e 1991 (con Fitzgerald),
Wimbledon 1989 e 1991 (con Fitzgerald) e US Open 1987 (con Edberg) e
1991 (con Fitzgerald). Sotto i suoi colpi sono caduti un po' tutti i
grandi della sua epoca: tra gli altri menzioniamo Lendl, McEnrore,
Edberg, Becker, Wilander, Ivanisevic, Leconte, Gomez, Cash,
Gerulaitis, Mecir, Gene Mayer.
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