Il
milanese Simone “Simba” Colombo, classe 1963, ebbe alcuni buoni
momenti nel corso degli anni ’80. Giocatore umile e simpatico,
sapeva di non essere un fuoriclasse, ma girava il circuito con grande
serietà ed una presenza di spirito sempre encomiabile. Ricordiamo
una definizione di Tommasi, che non nascondeva la simpatia per
Simone, in occasione di un qualche torneo “il migliore degli
italiani stavolta è stato Simone Colombo: non me ne voglia il
simpatico Simba, ma questa non è una buona notizia per il tennis
italiano!”. Simone non perse però mai il suo buonumore e la sua
cordialità, nemmeno di fonte a battute di questo tenore. Una volta,
al Roland Garros del 1987, sotto gli occhi di Rino, giocò un gran
match con l’allora imbattibile Mats Wilander al quale strappò il
primo set, andando però evidentemente sopra il proprio ritmo: nella
metà del quarto set fu infatti colto da crampi e, mentre giaceva
disteso al suolo, ebbe lo spirito di gridare a Tommasi, grande
esperto di boxe, “Rino, conta sino a 10, può darsi che mi
rialzi!”. Fu costretto al ritiro, ma Tommasi raccontò
quell’aneddoto con infinita simpatia e ammirazione.
Giocatore
piuttosto leggero, aveva un discreto gioco d’attacco, che gli
permise di essere anche un buon doppista (5 titoli ATP, tutti in
tornei italiani, di cui 3 con Paolo Canè e due con Claudio
Mezzadri). Nel suo anno migliore, il 1986, giunse sino al 60° posto
del ranking mondiale in singolare, conquistando anche il suo unico
titolo ATP, quello di Saint Vincent (in finale sull’esperto
australiano Paul McNamee, dopo aver sconfitto un giovane Perez-Roldan
in semifinale). L’anno dopo si proclamò campione italiano
assoluto. Era abbastanza “casalingo”, avendo poche volte varcato
l’oceano, e negli anni a seguire il suo rendimento calò sino al
punto di uscire dai primi 200 del mondo, limitando la sua attività
ad alcuni challenger (ottenne qualche successo, come Modena e Neu
Ulm) ed ai tornei italiani. All’inizio degli anni ’90 rallentò
definitivamente la propria attività.
Fu anche protagonista di alcuni
incontri in Coppa Davis: nel 1987 a Prato fu schierato in singolare e
doppio, ma nulla poté contro i fortissimi svedesi, cedendo in
singolare a Wilander e Jarryd ed in doppio (con Canè) contro
Wilander-Jarryd; quindi vinse con Canè il doppio decisivo a Seoul
nel difficile spareggio coi coreani ed infine, l’anno dopo, perse a
Belgrado, sempre con Canè, contro Zivojinovic-Prpic. Attualmente è
il capitano del brillante team di Coppa Davis Junior che ha
conquistato il titolo 2012.
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