Prima
dell'arrivo di Pete Sampras (ed in seguito di Roger Federer) il
giocatore ad aver vinto il maggior numero di tornei del Grande Slam
era il leggendario australiano Roy Emerson, nato a Blackbutt il 3
novembre del 1936. Tuttavia, quando si tratta di nominare, per puro
divertimento, gli ipotetici più grandi della storia, difficilmente
si nomina il vecchio Roy: e lui per primo, racconta Clerici, era
l'ultimo a credere di essere il più forte tennista del mondo, ai
suoi tempi. Questo per due motivi: fra i suoi dodici titoli dello
Slam ci sono anche sei edizioni degli Australian Open, alcune delle
quali con un campo di partecipazione non straordinario; ma
soprattutto perché gran parte dei suoi successi sono stati ottenuti
quando i più pericolosi avversari erano professionisti e non
potevano disputare i tornei del Grande Slam, riservati ai soli
amateur (per esempio, Rosewall assente dal 1957 al 1968, Laver dal
1963 al 1968, Hoad dal 1958 in poi, Pancho Gonzales e Jack Kramer
assenti...sempre!).
Citiamo ancora Gianni Clerici “ i successi di
Emmo sono la denunzia della mediocrità degli anni '60, e della
sciocca politica di dirigenti che si accanirono nel non riconoscere
che il vero tennis era ormai giocato da dei veri professionisti”.
Si racconta che anche lui ricevette delle consistenti offerte per
unirsi al gruppo dei professionisti, specie dopo la sua seconda
vittoria a Wimbledon: la differenza fra l'offerta (più o meno 80.000
dollari) e la sua richiesta (circa 200.000 dollari, il doppio di
quanto fu dato a Laver per diventare pro dopo il suo primo Grande
Slam) era però eccessiva e non se ne fece nulla.
Il suo palmares
comprende, fra l'altro, i già citati 6 titoli agli Australian Open
(1961 e poi dal 1964 al 1967), due Roland Garros (1963 e 1967), due
Wimbledon (1964 e 1965) e due US Open (1961 e 1964); inoltre
arrivarono, con differenti compagni (preferibilmente Fred Stolle)
altri 16 titoli in doppio (l'ultimo a Wimbledon nel 1971, con Rod
Laver). Partecipò infine, da protagonista, alla vittoria australiana
di ben otto edizioni della Coppa Davis. Giocò svariati anni anche
dopo l'avvento dell'era Open, senza cogliere però altri risultati
eclatanti: si mantenne in posizioni più che dignitose, conquistando
il suo ultimo titolo, il 105esimo, nel 1973 a San Francisco, ove
batté Ashe in semifinale ed il 17enne Bjorn Borg in finale. Continuò
ad occuparsi di tennis, diventando il coach (e occasionalmente
riprese in mano la racchetta) dei Boston Lobsters, nella WTT, la Lega
tennistica a squadre degli U.S.A. e partecipò al suo ultimo torneo
nel 1983, a 47 anni, perdendo dal modesto greco Kalovelonis.
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