Il
newyorkese Alexander “Sandy” Mayer, classe 1952, fu un eccellente
giocatore nel corso degli anni '70/80. Come il fratello minore Gene,
del quale abbiamo già parlato, fu spinto a giocare dal padre in
tenera età ed ebbe una buona carriera a livello giovanile, quando
rivaleggiava avversari come Jimmy Connors (da cui perdeva quasi
sempre) e Brian Gottfried. Ebbe in seguito una formazione tennistica
di tipo universitario (studiava a Stanford, dove si laureò, e nel
1973 vinse i prestigiosi Campionati Universitari NCAA, giocando in un team
che comprendeva anche, tra gli altri, Roscoe Tanner e Pat DuPre),
prima di passare al professionismo. Giocatore molto elegante, forse meno
estroso del fratello, ma dotato di un piacevole tennis d'attacco e di
un gioco poliedrico, che gli permetteva di adattarsi bene a tutte le
superfici, ottenne i primi risultati importanti nel 1973, quando
conquistò la prima finale ATP a Baltimora, sconfitto dal solito
Connors, e soprattutto la semifinale a Wimbledon (l'unica in uno Slam
in carriera): era l'anno del boicottaggio e Sandy eliminò il n°1
del mondo Ilie Nastase, prima di cedere in semifinale al sovietico
Alex Metreveli. Seguirono alcune buone annate, nelle quali un rendimento
piuttosto continuo e regolare gli permise di entrare, per la prima
nel 1978, fra i primi dieci del mondo, pur frenato da continui guai
fisici: nel 1974 vinse Baltimora, Paramus e Jackson, perdendo la
finale di Birmingham; nel 1975 perse le finali di Maui e Hong Kong;
nel 1977 vinse a Little Rock (battendo Borg in semifinale), Hampton e
Stoccolma, perdendo la finale di San Josè. Nel 1978 il successo di
St.Louis, le semifinali di Milano, Memphis, Guadalajara e Queen's e i
quarti a Wimbledon consolidarono il suo ruolo a ridosso dei
primissimi.
I due anni seguenti però, Sandy passò più tempo in
infermeria che non in campo ed i risultati ne risentirono: pochi
acuti e numerose sconfitte lo portarono a scivolare nel ranking ATP,
uscendo dai primi 50 del mondo e facendo immaginare un prematuro
declino. Ma, inaspettatamente, nel 1981 arrivò una resurrezione
difficile da prevedere: il successo a Bologna indoor (su Nastase), le
finali di Los Angeles (con McEnroe), Colonia (con Lendl) e Stoccolma
(col fratello Gene, dopo aver finalmente sconfitto per la prima volta
Jimbo) e le semifinali di Bruxelles, Milano e Wembley lo riportarono
fra i top-ten, permettendogli, nel 1982 (quando vinse a Cleveland, fu
finalista a Stoccarda e semifinalista a Denver, Strasburgo, Milano,
Las Vegas e San Francisco) di conquistare, a 31 anni, il suo best
ranking con il settimo posto mondiale. Gli ultimi guizzi giunsero nel
1983, con i quarti a Wimbledon, sconfitto da John McEnroe e l'ultimo
successo della carriera, quello ottenuto sulla terra di Gstaad, in
finale su Tomas Smid. Negli anni seguenti il rendimento calò
progressivamente, sino al ritiro avvenuto nel 1986.
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