Nel
lunghissimo periodo intercorrente fra il grande Fred Perry e Tim
Henman, in campo maschile i britannici non hanno prodotto dei
grandissimi giocatori: ricordiamo Buster Mottram, il gallese
Battrick, John Lloyd, Mark Cox ma soprattutto il mancino Roger
Taylor, omonimo dei batteristi dei Queen e dei Duran Duran. Classe
1941, Taylor non fu un campione, ma certamente un buonissimo
giocatore, n°1 del suo Paese per un lungo intervallo di tempo, a
cavallo fra la seconda metà degli anni '60 e la prima metà dei '70.
Lo ricordiamo come un tennista piacevole, dotato di un buon tennis
d'attacco ed a suo agio su tutte le superfici, con una preferenza per
erba e veloce. Vinse il suo primo titolo da “amateur” nel 1964,
al torneo francese di Beaulieu (su Sanders), ma per qualche anno
vivacchiò senza particolari acuti, sino al 1967, quando mise insieme
una delle migliori stagioni della sua carriera: vinse sull'erba di
Surbiton (su Wilson), a Stalybridge (su McMillan) ed a Colonia (su
Darmon), raggiungendo le finali al Queen's, a Curacao ed a West
Kirby e soprattutto la semifinale a Wimbledon, dove fu sconfitto sul
filo di lana, in un match ampiamente alla sua portata, dal tedesco Wilhelm Bungert.
Nel
1968 aderì alla proposta di Lamar Hunt, firmando un accordo con il
WCT (era uno degli “Handsome Eight”, ne abbiamo parlato nel post sul WCT) e vinse il torneo pro di Port Elizabeth (su Roche).
Nel 1969 solo una finale ad Hilversum persa con Okker, prima di
un'altra ottima stagione nel 1970, quando tornò in semifinale a
Wimbledon, sconfitto da Ken Rosewall, e perse un'accessibile
semifinale agli Australian Open contro il giocatore di casa Dick
Crealy; oltre a questo perse le finali dell'Open del Canada e di
Hilversum. Nel 1971 si ricorda il successo a Palermo (su Barthes) e
la finale a Newport, nel 1972 il successo a Merion, su Mal Anderson.
Il 1973 fu un'altra annata di ottimo livello: i titoli di Copenaghen
(su Riessen) e Newport (su Giltinian), le finali al Queen's, Chicago
e Cleveland e soprattutto la terza ed ultima semifinale a Wimbledon.
Era l'anno del boicottaggio e Taylor (che dopo una lunga indecisione aveva deciso di non aderire allo storico "sciopero") perse davvero la più grande
occasione per alzare il trofeo: dopo aver battuto il 17enne BJorn Borg nei
quarti, fu sconfitto in semifinale dal futuro campione Jan Kodes,
dopo aver condotto per due set ad uno. In finale avrebbe affrontato,
da favorito, il sovietico Alex Metreveli. In quell'anno, nel quale
ottenne anche il miglior risultato al Roland Garros coi quarti di
finale, fu valutato in uno dei primi ranking ATP come n°11 del
mondo. Buoni anche i due successi ATP del 1975, a Roanoke (su
Gerulaitis) e Fairfield (su Sandy Mayer).
Di Taylor, ritiratosi alla
fine degli anni '70, ricordiamo anche quell'importante match perso in
Coppa Davis, a Wimbledon, contro il nostro ispiratissimo Tonino
Zugarelli, nell'anno del nostro trionfo, il 1976. Inoltre vanno
menzionati anche i suoi due titoli consecutivi conquistati agli US
Open nel doppio: nel 1971 in coppia con John Newcombe e nel 1972 con
Cliff Drysdale. Ricordiamo infine, all'inizio dello scorso decennio,
la sua lunga esperienza come capitano di Coppa Davis del team
britannico.
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