L’uomo
dal braccio d’oro. Rotolo. Pasta Kid. Profiterole. Sono questi
alcuni dei nomignoli, più o meno simpatici e graditi, affibbiati al
nostro Paolo Bertolucci. Figlio di Gino, celebre maestro di tennis
del suo paese natale, Forte dei Marmi, era un giocatore dal braccio
meraviglioso, ricco di talento e dotato di un tocco sopraffino, forse
penalizzato da una scarsa predisposizione ad un certo tipo di
allenamento e da una struttura fisica piuttosto particolare.
Classe
1951, ebbe una carriera giovanile interessante, per molti aspetti
parallela a quella di Adriano Panatta, del quale era ed è fraterno
amico. Nel 1973 se la giocava più o meno con tutti ed il neonato
ranking ATP lo collocò al 12° posto mondiale (suo best ranking): in
quell’anno arrivò nei quarti al Roland Garros, sconfitto in un
match alla sua portata dal futuro finalista Nikki Pilic, dopo aver battuto
il grande Arthur Ashe; quindi giunse in semifinale agli Internazionali d'Italia di Roma,
dove perse in cinque set, dopo un match straordinario, col n°1 del
mondo Ilie Nastase. Negli anni seguenti, alternati ad alcune
delusioni ed inopinate sconfitte, arrivarono anche i suoi sei titoli
ATP (Firenze 1975, 1976 e 1977, Barcellona 1976, Berlino e
soprattutto Amburgo nel 1977).
Pian piano il rendimento in singolare
calò e, pur rimanendo per qualche anno a livelli accettabili
(ricordiamo, per esempio, nel 1980 due finali ATP raggiunte a Bologna indoor
ed Il Cairo), Bertolucci divenne l’uomo del doppio, sempre con
l’amico Panatta, sia nei tornei, dove vanta 10 titoli, che
soprattutto in Coppa Davis, dove i due sono stati spesso protagonisti di
match che hanno fatto la fortuna del team azzurro, capace di
giocare 4 finali in 5 anni. Ha naturalmente partecipato alla
storica finale di Santiago del 1976, conquistando, con Adriano, il
punto decisivo nel doppio contro i cileni Cornejo-Filliol. In Coppa
Davis ricordiamo anche le 8 vittorie su 10 incontri di singolare (non
impossibili, ad onor del vero) e soprattutto un grande e decisivo
match vinto nel 1974, quando sconfisse a Bastad lo svedese Leif
Johansson in 5 durissimi set, dando prova di avere anche delle
importanti doti di fondo. Lasciò il tennis, insieme ad Adriano
Panatta, dopo il match di doppio di Coppa Davis perso contro gli
argentini Vilas e Clerc, a Roma nel luglio del 1983. Prima di
diventare apprezzato commentatore di Sky è stato dirigente e coach
federale e poi capitano di Coppa Davis, ottenendo risultati storici
in entrambi i sensi: la splendida finale conquistata nel 1998 e
sfortunatamente persa a Milano contro la Svezia, ma anche la nostra
prima retrocessione dalla serie A dopo lo spareggio perso a Venezia contro il
Belgio, nel 2000.
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