Nel
definire il gruppo azzurro che tante soddisfazioni ci diede in Coppa
Davis e nei tornei individuali, si è spesso parlato dei Quattro
Moschettieri, indicando Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, Paolo
Bertolucci e quello che talvolta è stato considerato un po' l'anello
debole, avendo spesso ricoperto il ruolo di riserva. Parliamo di
Tonino Zugarelli. Coetaneo e concittadino di Adriano Panatta,
Zugarelli era invece un buon giocatore, dallo stile classico e a
tratti piuttosto elegante: ebbe una buona carriera, culminata col 27°
posto nel ranking ATP, all'indomani del suo risultato più
prestigioso, la finale degli Internazionali di Roma del 1977, persa,
in quattro combattuti set, con Vitas Gerualitis. Nel suo palmares
altri buoni risultati, quali il suo unico titolo ATP, conquistato a
Bastad nel 1976, dopo un combattuto derby con Corrado Barazzutti;
potrà inoltre raccontare ai nipoti di aver battuto una leggenda
vivente come Rod Laver, l'uomo del doppio Grande Slam (accadde al
torneo WCT di San Paolo in Brasile, nel 1974).
Determinante fu il suo
apporto per la conquista della Coppa Davis, sempre nel 1976, quando
il capitano Pietrangeli lo schierò a sorpresa sull'erba di Wimbledon
nella delicata sfida coi britannici: lui ripagò alla grande la
fiducia, sconfiggendo sia Roger Taylor che John Lloyd, certo più a
suo agio di lui su quei campi. Anche il povero Bitti Bergamo, sempre
contro i britannici, si affidò a lui schierandolo nel decisivo
doppio a fianco di Barazzutti nel 1979, al posto della tradizionale
coppia Panatta-Bertolucci. Anche allora Tonino non deluse e la vittoria sulla Gran Bretagna ci spianò la strada vero una nuova finale in Coppa Davis.
Pochi,
infine, ricordano che Zugarelli giocava con una grave menomazione,
dice Gianni Clerici al riguardo “Se Big Bill Tilden aveva avuto una
falangetta del medio amputata, ed il grande Bill Wright un pezzettino
d'indice, nessun tennista era mai riuscito a giocare in Davis privo
di mezzo pollice. La mutilazione di Zugarelli sarebbe anche
accettabile sul rovescio e sul servizio: nel primo il pollice preme e
spinge la faccia posteriore del manico, nel secondo, impugnato a
martello, il pollice serve a chiudere le altre dita, a cerniera. Ma
sul diritto, soprattutto impugnato come fa Tonino, il pollice diventa
indispensabile. Aveva aggirato la menomazione, Zugarelli, inventando
un movimento rapidissimo, una specie di frustata di mezzo volo,
colpita richiamando le ginocchia da una posizione squilibrata
all'indietro”.
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