Una delle più incredibili “meteore” della storia del tennis mondiale, capace di giocare ad
altissimi livelli ma per un periodo di tempo molto ridotto. fu senza dubbio Henrik Sundstrom, ennesimo prodotto della (un tempo)
prolifica scuola svedese. Nato nel 1964, divenne professionista nel
1981 e disputò a soli 18 anni (nel 1982) la sua prima finale ATP nel
torneo di casa di Bastad, persa contro Mats Wilander, suo coetaneo.
Nel 1983 iniziarono ad arrivare primi risultati di rilievo: due
successi consecutivi nei challenger di Tunisi e Il Cairo, il primo
successo in carriera, a Nizza, in finale su Manolo Orantes e le
finali perse a Madrid col futuro campione di Parigi Yannick Noah ed a
Ginevra ancora con Wilander, lo proiettarono a ridosso dei primi 20
giocatori del mondo. In questa stagione, segnata anche dall'esordio
in Coppa Davis, Sundstrom mostrò di poter adattare la sua solida
regolarità anche lontano dalla prediletta terra rossa, raggiungendo
il terzo turno a Wimbledon (dove batté in un duro match un 17enne
Stefan Edberg) ed i quarti di finale a Delray Beach (cemento, sconfisse
anche Fibak) e Wembley indoor (sconfisse Scanlon). Il 1984 fu un anno
per lui strepitoso, fu il SUO anno, che gli permise di arrivare
addirittura sino al sesto posto della classifica mondiale! Iniziò la
stagione vincendo ancora il challenger di Tunisi, quindi fece centro
nell'ATP di Bari (in finale su Pedro Rebolledo), perse la finale a Nizza
contro Gomez, prima di conquistare il titolo più importante della
sua carriera, quello di Montecarlo in finale su Wilander, dopo aver
battuto anche Lendl. Seguì ancora la finale al torneo di Amburgo
sconfitto dallo spagnolo Juan Aguilera in 5 set ed i quarti di finale al Roland Garros
(suo miglior risultato in uno Slam), dove fu sconfitto da Jimmy
Connors. Ma la stagione non finì qui: giunsero altre due finali,
quella vinta a Bastad in finale sul connazionale Jarryd e quella persa a Ginevra
contro Krickstein, la semifinale di Barcellona ed il quarto turno
agli US Open. La ciliegina sulla torta fu la strepitosa prestazione
in Coppa Davis: nella finale sulla terra rossa indoor di Goteborg
contro gli USA, Sundstrom riuscì ad infliggere una delle sole tre
sconfitte stagionali all'inconstratato numero uno del mondo John McEnroe,
confermando uno straordinario adattamento a quella manifestazione,
nella quale conquistò in quell'anno sei successi su sei incontri
(battendo anche Ivan Lendl).
Da questo momento, però, iniziò
purtroppo il suo declino. Nel 1985 ci fu per lui una sola finale,
quella persa ad Amburgo contro Mecir e le semifinali di Montecarlo e
Forest Hills, ed arrivarono invece numerose inattese sconfitte,
accompagnate anche da alcuni problemi fisici. Chiuso l'anno fuori dai
primi 20 del mondo, nel 1986 tentò di risalire in classifica,
limitandosi però a conquistare il suo ultimo titolo, quello di Atene
(contro il messicano Maciel), oltre alla finale di Firenze (persa
contro Gomez). Ormai fuori dai primi 50, negli ultimi anni della sua
carriera, a causa di gravi problemi alla schiena, Sundstrom fu
costretto a limitare la sua attività, giocando solo una ventina di
incontri, senza ottenere risultati di rilievo, sino al ritiro
avvenuto ad appena 25 anni nel 1989. Giocò (e perse con l'americano
Duncan) nel 1989 il suo ultimo match a Montecarlo, dove attualmente
vive e lavora. A quanto ci risulta ha completamente abbandonato il
mondo del tennis.
Nessun commento:
Posta un commento