Riprendendo
il racconto dei match storici che hanno visto come protagonisti i
giocatori italiani, non possiamo non menzionarne uno cui abbiamo
avuto la fortuna di assistere di persona. Nel mese di febbraio del
1990 l’Italia di Davis giocava il primo turno in casa contro la
fortissima Svezia che poteva vantare campioni di livello eccelso.
Prima del match si era discusso a lungo se affrontarli su una
superficie rapida (Tommasi propendeva per questa ipotesi), sulla
quale Canè e soprattutto Camporese sarebbero stati comunque a
proprio agio. Si optò per la terra, scegliendo, visto il periodo, una delle regioni più
calde: la Sardegna. Gli svedesi, col forfait di Stefan Edberg (che si
era appena ritirato nella finale degli Australian Open contro Lendl),
schieravano Mats Wilander e Jonas Svensson nei singolari: il primo
non era più il fenomeno che due anni prima aveva vinto tre quarti di
Slam e conquistato la vetta del ranking ATP ma, pur reduce da un 1989
per lui quasi disastroso, aveva dato segni di risveglio ai recenti
Australian Open battendo nettamente Becker, prima di perdere in
semifinale da Edberg. Svensson invece, era un solido regolarista,
classificato allora fra il 15° e il 20° posto del ranking.
Nella
prima giornata Paolo Canè, un po’ teso ed emozionato (era al
rientro in squadra dopo l’esclusione dell’anno prima e le
durissime liti col capitano Adriano Panatta), riusciva a ribaltare un
match quasi perso, nel quale si era trovato sotto per due set a zero
e con 3 palle break da salvare sul 2-2 del terzo, prima di vincere
con una certa classe e sicurezza al quinto set. A seguire Mats
Wilander impiegava due giorni e oltre 4 ore di gioco per piegare un
indomito Omar Camporese, capace di rientrare nel match dopo aver
perso i primi due set, prima di essere sconfitto al quinto. Il doppio
del sabato vedeva un’altra prestazione di rilievo di Canè, ben
coadiuvato da Nargiso: contro un pessimo Anders Jarryd e un insipido
Jan Gunnarsson, la spuntavano in tre set, tra il tripudio del
pubblico e l’esaltazione dei giocatori, che si esibivano in un
inedito lancio di racchette verso la folla.
Ci si
presentava quindi alla domenica in vantaggio per 2-1 ma Omar
Camporese, dopo un buon inizio, veniva sopraffatto dalla stanchezza e
cedeva in quattro set al solido Svensson. Sul 2-2 l’incontro
decisivo era affidato a Mats Wilander e Paolo Canè, fino ad allora
1-1 nei precedenti. Il nostro giocatore iniziava piuttosto bene,
vincendo il primo set per 6-4 ed andando avanti di un break nel
secondo, ma subiva il prepotente ritorno di Wilander, che metteva a
segno due parziali pesantissimi di 16 a 4 e 16 a 3: a quel punto il
match sembrava quasi compromesso con lo svedese che, oltre al secondo
set, aveva conquistato un solido vantaggio di 3-0 e servizio nel
terzo. Canè riusciva a recuperare solo uno dei due break e doveva
cedere per 6-4 anche il terzo parziale. Allora, in Coppa Davis, alla
fine del terzo set era prevista una mezzoretta di pausa: tra gli
addetti ai lavori e tra noi semplici tifosi sugli spalti le
sensazioni erano negative, si pensava che la grande occasione fosse
ormai sfumata. Invece dagli spogliatoi riemergeva un Canè
motivatissimo e molto brillante e un Wilander che giocava, ad esser
generosi, piuttosto corto: in breve tempo Paolino volava sul 5-2 ma
qui aveva un nuovo passaggio a vuoto, sciupando due set-points e
permettendo allo svedese di impattare su 5-5. Il crollo del bolognese
sembrava imminente ma, quando già le tenebre si stavano
impossessando del centrale di Monte Urpinu, arrivava il suo guizzo,
condito da un paio di dritti meravigliosi e da un grande
“turbo-rovescio” (Galeazzi docet). Era 7-5 per Paolo e tutto era
rimandato al lunedì mattina.
Ci presentiamo di buon mattino puntuali
e carichi di fiducia per il quinto e decisivo set e fuori incontriamo
i maestri Tommasi e Clerici, i quali non paiono essere altrettanto
fiduciosi: considerano Wilander favorito, “felice di essere
smentito”, aggiunge Rino. In campo Paolino parte in modo
impeccabile: in un amen vola 3-0! Spreca però due palle per il 4-0 e
tre per il 4-1 e viene riagganciato sul 3-3. Si arriva sul 5-5 e
Paolo recupera da un delicato 15-30 per poi infilare una serie
formidabile di punti e chiudere il quinto set per 7-5, con uno smash
a tre quarti di velocità che ancora abbiamo davanti agli occhi! E'
il trionfo: il pubblico invade il campo e porta in trionfo Canè!
Sembra l'attesa rinascita del tennis italiano: purtroppo pochi mesi
dopo l'Austria di Muster e Skoff, a Vienna, ci riporterà coi piedi
per terra, impartendoci una severissima lezione. Ma questa è davvero
un'altra storia.
(foto
del nostro archivio che ritrae Paolo Canè, a Cagliari, nel momento
del trionfo)
Nessun commento:
Posta un commento