Già
da un po' di tempo si era capito che Omar Camporese aveva della
qualità davvero notevoli: servizio e diritto erano di primissimo
livello. Difettava negli spostamenti laterali e nel fondo, Omar, e
qualcuno lo rimproverava per la mancanza di quello che gli americani
chiamano “punch”, la cattiveria agonistica. Il suo 1991 era
iniziato con due sconfitte con un "oscuro" svedese, Lars
Jonsson (in semifinale a Wellington ed al 2° turno di Auckland) ed
era proseguita con lo storico, interminabile match perso per 14-12 al
quinto set contro Boris Becker agli Open d'Australia. Era poi
arrivato il match di Davis di Stoccarda, dove aveva dominato in tre
set il prossimo campione di Wimbledon Michael Stich e aveva subito
una rimonta da 2 set a zero ancora contro Becker, in un match questa
volta pesantemente condizionato da alcuni gravi errori arbitrali.
Quindi erano arrivate tre sconfitte, due inopinate (con Nargiso a
Milano e con l'ombra di Wilander a Bruxelles) ed una accettabile (con
Edberg a Stoccarda). Si presentò allora sul sintetico Rotterdam in
buona condizione, con questi risultati un po' altalenanti ed il 42°
posto nel ranking ATP. Iniziò sconfiggendo in tre set il tedesco
Eric Jelen (6-2 2-6 6-2), quindi l'austriaco Alex Antonitsch (6-4
6-3) ed il ceco Karel Novacek (6-4 7-5). In semifinale ingaggiò una
durissima battaglia con l'olandese Paul Haarhuis, ottimo doppista ma
spesso brillante ed insidioso anche in singolare (6-7 6-2 7-6). In finale lo
attendeva un quasi 31enne Ivan Lendl: non era più la macchina di un
tempo, era scivolato al terzo posto nel ranking ATP e risentiva già
di diversi acciacchi. Ma in quell'inizio stagione aveva giocato la
finale agli Open d'Australia (persa con Becker) e veniva da due
successi consecutivi, a Phladelphia e Memphis..
Omar
si presenta quindi alla sua seconda finale ATP, di certo la più
prestigiosa (la prima fu quella persa l'anno prima a San Marino
contro Guillermo Perez-Roldan): l'inizio del match però è ben poco
incoraggiante. Il nostro giocatore appare teso e impacciato, perde il
servizio a freddo, sciupa alcune palle break e infine cede nuovamente
il servizio: in un attimo è 6-2 per Ivan! Nel secondo set si segue
la regola del servizio, col bolognese che pare in crescita: il
servizio ed il diritto, sia lungolinea che a sventaglio, paiono aver
trovato la giusta misura. Con un gran game arriva il break ma Lendl,
nonostante un evidente nervosismo (si sfoga platealmente contro il
pubblico, accusato di far troppo rumore), ottiene l'immediato
contro-break. Si arriva in un attimo al tie-break, dove Omar parte
benissimo e chiude in maniera autoritaria, con un eccellente passante
di diritto.
Ma
il terzo set sembra non offrire alcuna speranza: Camporese perde a
zero il servizio d'apertura e Lendl, giocando con attenzione i propri
turni di servizio, si trova sul 5-4 a servire per il match, dopo
aver concesso appena due “quindici” nelle quattro volte in cui
aveva battuto. Ivan sul 30 pari piazza un ace, arrivando al match
point: tutte le speranze sembrano tramontate, ma l'ex-cecoslovacco
sbaglia un rovescio non impossibile. Ne arriva un secondo, Lendl
decide di attaccare ma non riesce ad addomesticare la volèe di
rovescio sull'ottimo passante di Omar. E qui il match cambia: un
dirittone, "un nastro azzurro" ed arriva l'inatteso
contro-break. Entrambi tengono agevolmente il proprio servizio,
rimandando tutto al tie-break. Omar vola 3-1, aiutato da Lendl, ma
ricambia il regalo sbagliando un facilissimo diritto: è 3 pari e
subito 4-3 Camporese, con due servizi a seguire. Sul primo Omar si fa
attaccare ma Ivan sbaglia uno smash non impossibile, ma sul secondo
un'ottima prima gli regala tre match-points! Lendl annulla il primo
ma sul secondo qualcuno ricorderà la sequenza degli eventi: Lendl
colpisce male un facile diritto lasciando il campo aperto, Camporese
arriva, quasi inciampando, e ributta la palla dall'altra parte, sotto
lo sguardo attonito di Ivan Il terribile.......E' il successo: “Probably
I'm still dreaming....” esordisce emozionatissimo Omar al microfono
davanti al pubblico olandese.
Il
nostro giocatore conquista il primo titolo ATP e l'accesso fra i primi 30 giocatori del
mondo, ma, nonostante le attese, la stagione 1991 prosegue con qualche
acuto (semifinali a Bologna, quarti a Barcellona, New Haven, Long
Island e Parigi Bercy), qualche sconfitta onorevole (con Stich,
futuro campione, in 4 set a Wimbledon, col solito Becker in 3 set a
Stoccolma, con Lendl, Emilio Sanchez e Korda), qualche vittoria
prestigiosa (Courier, Hlasek) ed una serie di rovesci spesso
sorprendenti (Kulti a Roma, Miniussi a Parigi, Fetterlein in Coppa
Davis e ancora Arriens, Champion, Thoms e Mezzadri).
(foto
del nostro archivio: Omar un istante dopo la vittoria)
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