L'elegante
mancino spagnolo, nato a Granada nel 1949 e fresco di “induction”
nell'International Hall of Fame, è un giocatore che ricordiamo con
grandissimo piacere. Nato in una famiglia piuttosto povera, dotato di
un braccio straordinario e di un talento sopraffino, fu un'autentica
mina vagante nel corso della sua lunghissima carriera che, tra alti e
bassi, durò quasi 20 anni. Spesso afflitto da problemi fisici
(specie alla schiena ed al braccio, a causa dell'epicondilite), che
lo costrinsero ad alcuni interventi chirurgici, fu comunque capace di
giocare ad altissimi livelli, ottenendo risultati di tutto rispetto.
Il suo capolavoro fu certamente il trionfo agli US Open del 1975: si
giocava a Forest Hills e per il primo anno si decise di cambiare la
superficie, sostituendo la storica erba con l'har-tru, la terra grigio-verde
americana (che durò per sole tre edizioni). Manolo, accreditato della
terza testa di serie, giunse senza troppe difficoltà in semifinale
dove incontrò la seconda testa di serie, l'argentino Guillermo
Vilas: il match sembrava compromesso, con l'argentino avanti per 6-4
6-1 5-7 5-0 (come testimonia una delle foto del collage) ed anche per
40-0. Orantes salvò i tre match-points, ne annullò altri due ed
infilò una serie straordinaria di games, portando a casa il quarto
set (7-5) e anche il quinto (per 6-4), con una delle più clamorose
rimonte che la storia del nostro sport abbia mai visto! Dopo di che,
senza battere ciglio, diede tre set a zero al n°1 del mondo Jimmy
Connors e vinse il suo unico titolo del Grande Slam.
Nel suo palmares
menzioniamo anche la finale persa al Roland Garros nel 1974 contro un
giovanissimo Bjorn Borg (Manolo vinse i primi due set della finale,
ma negli altri tre raccolse appena due games) ed una semifinale a
Wimbledon nel 1972, sconfitto nettamente da Ilie Nastase. Considerato
al massimo n°2 del mondo, in uno dei primissimi ranking ATP (agosto
1973), conquistò 33 titoli in singolare, preferibilmente sulla terra
rossa, sebbene abbia sempre mostrato una notevole poliedricità. Fra
i suoi numerosi successi ricordiamo soprattutto il Masters del 1976,
giocato a Houston, e vinto in una finale ancora una volta
rocambolesca contro il polacco Wojtek Fibak, ma anche Roma,
Montecarlo, Amburgo, Barcellona, Madrid, Boston, Indianapolis, Bastad
e Toronto (sul veloce), in una carriera straordinaria che l'ha visto
battere davvero tutti i più grandi del nostro sport. Vanta inoltre
60 successi negli 87 match disputati in Coppa Davis con la sua
nazione. Si ritirò nel 1983, ancora una volta “aggredito” dai
soliti problemi fisici.
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