Torniamo ad occuparci di tennis britannico, per parlare di un altro buon giocatore del passato. Il mancino Mark Cox, classe 1943 era davvero piacevole a vedersi: servizio in slice insidiosissimo, brillante gioco di volo e fisico possente, qualcuno paragonava il suo tennis, fatte le dovute proporzioni, a quello dell'inarrivabile Rod Laver. Dotato di un carattere abbastanza estroso, tendeva alla distrazione ed alla discontinuità, cosa che non gli permise di avere una carriera superiore a quella, peraltro ottima, che si è costruito. D'altro canto, questa sua imprevedibilità lo rendeva spesso un'autentica “mina vagante”, come dimostra l'incredibile numero di campioni e campionissimi caduti sotto i suoi colpi: Laver, Rosewall, Emerson, Connors, Borg, Vilas, Ashe, Gerulaitis, Gonzalez, Roche, Lendl, Kodes, Dibbs, Solomon, Okker, Smith e Panatta sono solo alcune delle sue vittime eccellenti.
Lo ricordiamo nei quarti
agli U.S. Championships del 1966, vincitore a Felixstowe, Wellington
e Lower Hutt nel 1967 (quando raggiunse anche i quarti agli
Australian Open), a Eastbourne, Istanbul, Pittsburgh e San Juan nel
1968. Nel 1968, tra l'altro, Cox segnò l'inizio di una nuova epoca
nella storia del tennis quando, nel primo torneo Open (quello di
Bournemouth) divenne il primo “amateur”
capace di battere un professionista: si trattava di Pancho Gonzalez,
superato in quello storico match per 0-6 6-2 4-6 6-3 6-2. Il 1969 lo
vide vincere allo Charlotte Invitational, a Bloemfontain ed a
Newport. Dopo qualche anno povero di risultati (a parte i quarti agli
Australian Open del 1971), anche a causa di qualche problema fisico,
Cox diede inizio al miglior periodo della sua carriera, che lo portò
nel 1977 a conquistare il suo best ranking ATP, col 13°posto. Nel
1972 lo vediamo vincere a Cleveland (su Ruffels) e finalista a
Louisville, nel 1973 arrivano i successi di Denver (su Ashe) ed
Eastbourne (su Dominguez) e la finale a Londra WCT e nel 1974 la
finale del WCT di Bologna (dove batte anche Panatta, prima di cedere
ad Ashe) ed a quello di Londra, sconfitto di misura da Borg.
Eccellente il 1975, Cox ormai 32enne sembra migliorare col tempo e si
porta a ridosso dei top 20 vincendo finalmente il WCT di Londra (su
Fairlie), quello di Washington indoor (su Stockton) e quello di
Atlanta (su Alexander). Prestigiosissimo il successo ottenuto a
Stoccolma nel 1976, quando infilò una settimana magica, piegando
giocatori come Dibbs e Fibak, per poi vincere due battaglie al
tie-break del terzo set contro Connors in semifinale e Orantes in
finale; le semifinali di Barcellona, Parigi indoor e Londra
completarono la sua stagione. Il 1977 fu, come detto, un'altra annata
di alto profilo, col successo di Helsinki (su K.Johansson), la finale
del Queen's e soprattutto quella di Cincinnati (persa con Solomon) e
le semifinali di Rotterdam, Memphis e Parigi indoor.
Poche luci negli
anni seguenti che lo videro rallentare l'attività e diminuire
nettamente il rendimento, sino al ritiro avvenuto nel 1981. Ebbe un
ruolo importante, soprattutto come doppista, nel raggiungimento
dell'ultima finale di Coppa Davis della Gran Bretagna nel 1978 contro
gli U.S.A. (giocò il doppio anche nella finale, con David Lloyd,
perdendo nettamente contro Lutz e Smith) e giocò un'ultima finale ATP, a
37 anni, al torneo indoor di Stoccarda del 1980, perdendo in 5 set
con Tomas Smid. Recentemente si è dedicato con buoni risultati
all'attività di coach e di commentatore tennistico per la BBC.
Nessun commento:
Posta un commento