giovedì 21 novembre 2013

PILLOLE DAL PASSATO : CHRIS LEWIS


Il neozelandese Chris Lewis, classe 1957, è ricordato dagli appassionati italiani per due eventi particolari, peraltro di diversa importanza: la finale di Wimbledon, persa nel 1983 con John McEnroe ed il match di Coppa Davis che il suo team, che schierava anche Russell Simpson, vinse a Cervia contro gli azzurri nel 1982, sancendo il definitivo tramonto dello squadrone che tante soddisfazioni ci aveva regalato negli anni precedenti. Lewis ebbe un'eccellente carriera a livello giovanile, tanto che nel 1975 (quando ancora non esisteva il ranking juniores) era considerato il più forte junior del mondo, anche in virtù del successo nel torneo giovanile di Wimbledon. Giocatore abbastanza versatile, si adattava bene a tutte le superfici, come dimostrano i suoi 3 titoli ATP, conquistati sulla terra rossa di Kitzbuhel 1978 (su Zednik) e Monaco 1981 (su Roger-Vasselin) e sul cemento di Auckland 1985 (su Masur). Sette le finali perdute, compresa quella di Wimbledon: le più importanti furono senz'altro quelle del 1981 di Stoccarda (con Lendl) e Cincinnati (con McEnroe), ma ricordiamo nel 1977 quella di Adelaide (con Tim Gullikson), ancora nel 1981 quelle sull'erba di Brisbane (con Edmondson) e di Sidney (con Wilkison) e nel 1982 a Hilton Head WCT (con Winitsky). Epica la sua finale raggiunta a Wimbledon quando, non compreso fra le teste di serie, riuscì ad infilarsi in un clamoroso “buco” nel tabellone, sconfiggendo Denton, Dyke, Bauer, Odizor, Purcell e soprattutto Kevin Curren in una “drammatica” semifinale, prima di essere annientato da McEnroe (6-2 6-2 6-2). Giunto al 19° posto del ranking ATP non riuscì più a ripetersi su quei livelli, pur mantenendo comunque un buon rendimento medio; nella sua carriera vanta, tra l'altro, vittorie su Vilas, Orantes, Panatta, Clerc, Jarryd, Nastase, Smith, Cash, Ramirez e McNamara. 
Una sua caratteristica molto particolare, ben nota ai tempi in cui era in attività, era il fatto che avesse paura di viaggiare in aereo, cosa che per un tennista, per di più originario della Nuova Zelanda, costituiva un handicap non da poco: riusciva ad ovviare, limitando i viaggi aerei e programmandosi in modo tale da potersi spostare tramite lunghissimi trasferimenti in auto! Al termine della sua carriera, nel 1986, ha svolto l'attività di coach (ha seguito anche Lendl e Steeb) ed ha tentato, senza troppo successo, la carriera politica nel suo paese d'origine. Attualmente si occupa ancora di tennis in California, dove da qualche tempo risiede

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