Il
potente gigante americano, classe 1955, è ricordato da tutti per
essere stato un grande doppista, fedele compagno e amico di John
McEnroe. Al suo fianco ha conquistato 4 titoli a Wimbledon e 3 agli
Us Open, vincendo inoltre altri 43 tornei e contribuendo in modo
importante alla conquista di alcune edizioni della Coppa Davis in
veste di doppista: in questa competizione vanta 14 vittorie ed una
sola sconfitta, nell'ultimo match giocato (in modo disastroso) a
Goteborg nella finale del 1984 e perso contro Stefan Edberg ed Anders Jarryd. Altri
nove successi nella specialità ed il primo posto raggiunto nel
ranking mondiale lo rendono un doppista di elevato profilo, anche se
è difficile negare che gran parte del suo successo sia da imputare
alla vicinanza di un compagno come Supermac. E' però meno ricordata
la carriera di Fleming come singolarista, dove, seppur per poco
tempo, riuscì ad esprimersi a livelli molto elevati, raggiungendo
addirittura l'ottavo posto nel ranking mondiale: in particolare le
annate 1978 e 1979 furono quelle “magiche”, nelle quali Peter
ottenne risultati di tutto rispetto. Nel 1978 arrivò il suo primo
titolo ATP, a Bologna indoor, in finale su Adriano Panatta (dopo aver
battuto proprio McEnroe in semifinale), le finali di Maui e Montego Bay, le
semifinali di Palm Springs e Los Angeles e vittorie su avversari come
Borg, Newcombe, Gottfried e Ramirez. Il 1979 fu l'anno della conferma,
con Fleming vittorioso a Cincinnati (su Tanner) e Los Angeles (su
McEnroe), finalista a Maui, San Josè e San Francisco e semifinalista
a Rotterdam e Baltimora. Dal 1980 iniziò però il declino, dovuto
anche a seri problemi fisici (soprattutto i cronici fastidi provocati dall'epicondilite, il famigerato gomito del tennista) e ad una crisi tecnica che portò ad una palese
involuzione nel suo gioco e ad una conseguente carenza di risultati
che gli fecero progressivamente perdere la fiducia e precipitare nel
ranking ATP. Il 1980, a parte i quarti a Wimbledon (miglior risultato
in un torneo dello Slam: perse da McEnroe, dopo aver battuto anche Nastase)
e la semifinale a Rancho Mirage (dove battè Vilas), arrivarono
tante delusioni che lo fecero scivolare sotto il trentesimo posto.
Negli anni seguenti, afflitto da ulteriori problemi fisici che lo
costrinsero ad alcuni periodi di inattività, si ritrovò fuori dai
primi 300. Continuò a rimanere competitivo in doppio, anche se in
modo meno brillante rispetto al passato, e nel 1984 e 1985 recuperò
un po' di terreno anche nel singolare, ottenendo qualche buon
risultato e riaffacciandosi fra i primi 40/50 giocatori del mondo.
Pian piano rallentò l'attività, vinse il suo ultimo titolo di
doppio nel 1987 a Washington , in coppia col connazionale Gary
Donnelly e nel 1988 appese la racchetta al chiodo. L'abbiamo visto in
tempi recenti apparire in qualche incontro del circuito senior,
mentre svolge in modo brillante il ruolo di commentatore per la
televisione inglese (Sky) a Londra, dove da tempo risiede con la
famiglia.
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