Nato
a Pasadena il 4 dicembre del 1946, Stanley Roger Smith era un omone
di circa un metro e 93 centimetri. Oggi il suo nome viene purtroppo
associato quasi esclusivamente alle mitiche calzature dell’Adidas o, in misura minore,
al personaggio del cartone animato “American Dad” che porta il
suo nome, ma Stan è stato uno straordinario campione. Dopo
un’eccellente e proficua attività a livello giovanile ed
universitario, iniziò a mietere successi nel circuito
professionistico sul quale fu attivissimo nel corso degli anni ’70
e dei primi anni ’80. Nel 1970, dopo una brillante stagione, vinse
a Tokyo il primo Masters di fine anno e l’anno
dopo, insieme ad altri importanti tornei, conquistò il suo primo
titolo del Grande Slam, sconfiggendo sull’erba di Forest Hills (dove si dipsutavano gli US Open) il
cecoslovacco Jan Kodes, dopo che, qualche mese prima, aveva ceduto in
finale a Wimbledon contro John Newcombe (in 5 combattutissimi set).
Fu considerato n°1 del mondo nel 1972, l’anno precedente
all’introduzione del ranking ATP computerizzato, in seguito ad una
stagione di grande spessore che lo vide conquistare il suo primo ed
unico titolo a Wimbledon, dopo un’avvincente finale contro Ilie
Nastase, oltre a otto titoli del circuito Grand Prix; in quell’anno
fu anche protagonista della vittoria in Coppa Davis del team
americano (già conquistata l’anno precedente, sempre da protagonista),
mostrando una eccezionale solidità mentale soprattutto nella finale di
Bucarest, dove resistette a
provocazioni di ogni sorta e vinse i suoi due singolari ed il doppio.
Dal 1973, pur non vincendo altri titoli Slam e risentendo della
spietata concorrenza delle “nuove leve”, rimase ancora molto
competitivo e portò avanti una splendida carriera sino al ritiro
avvenuto alle soglie dei 40 anni, con 36 successi totali su 55 finali
disputate. Ricordato per un tennis brillante ed offensivo e per delle
eccellenti qualità atletiche, Smith era anche uno dei più
meravigliosi gentiluomini che la storia del nostro sport ricordi. Lui
e Ilie Nastase, rivali in campo e fuori, erano proprio il Diavolo e
l’Acquasanta. Eccellente doppista, prevalentemente coi connazionali
Erik Van Dillen e Bob Lutz, giocò 13 finali in tornei dello Slam,
vincendone però solo 5 (US Open 1968, Australian Open
1970, ancora US Open nel 1974, 1978 e 1980), oltre ad ulteriori 49
titoli. In Italia viene ricordato anche per aver sancito la conquista
della Coppa Davis 1979 nella finale a senso unico di San Francisco contro l’Italia
sconfiggendo, in coppia con Bob Lutz, i nostri Panatta e Bertolucci
(match trasmesso da Supertennis). Sposato con una buona ex-tennista
americana dei primi anni ‘70, Marjory Gengler, nel suo dopo-tennis
ha svolto alcune attività di coaching, occupandosi anche della sua
Academy con sede a Hilton Head.
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