mercoledì 17 gennaio 2018

VECCHIE STORIE ....ANCHE BORG PERDEVA LA PAZIENZA!






La storia del tennis è costellata di giocatori a dir poco "turbloenti" e di altri "imperturbabili": a questa ultima categoria apparteneva certamente Bjorn Borg, detto anche "Ice-Borg" per evidenziare il suo comportamento glaciale di fronte a qualsiasi evento accadesse dentro il campo da tennis. Non sono quindi molti i casi in cui Borg perse il suo proverbiale aplomb...Molti di noi hanno in mente la sua immagine particolarmente polemica nel corso del match con John McEnroe (e chi se no?) nel Masters del 1980, giocato a New York nel gennaio del 1981 e immortalato dalla foto sopra riportata. Indispettito per una chiamata arbitrale a suo sfavore, l'Orso continuava a protestare col baffuto giudice di sedia, sino a beccarsi un punto di penalizzazione!

Oggi però non vogliamo rievocare quell'evento, bensì un fatto certamente meno noto. Ma partiamo dal principio..
Pochi ricordano che tra la fine del 1976 e la prima parte del 1977 Bjorn Borg dovette fronteggiare un’insolita “astinenza” dal successo. Parliamo di circa sei mesi: dopo il titolo conquistato a Boston nell’estate del 1976 (in finale su Solomon) perse infatti la finale degli US Open con Jimmy Connors e quindi altri tre match (a Stoccolma con Brian Gottfried, a Philadelphia con Ray Moore ed a Little Rock con Sandy Mayer). Niente di speciale, ovviamente, vista l’attività piuttosto ridotta svolta in quel lasso di tempo, nel quale peraltro si aggiudicò anche la Pepsi Grand Slam di Boca Raton, evento non valido per il Grand Prix ma di grande prestigio (sconfisse Adriano Panatta, annullandogli un match point e Connors); la stampa però sottolineò in maniera piuttosto insistente e marcata questo inconsueto “digiuno”, attribuendolo in particolare all’amore appena sbocciato con la futura moglie Mariana Simionescu ed alla causa miliardaria intentatagli dal direttore del WCT Mike Davis, per inadempienze contrattuali successive al ricchissimo accordo da Borg appena raggiunto con il WTT, il campionato americano intercitta’ a squadre (che gli avrebbe appunto impedito lo svolgimento di molta dell’attività programmata dal WCT, col quale si era precedentemente impegnato).
Arriviamo dunque alla fine del mese di febbraio del 1977: Borg si presentò da favorito al torneo indoor di Memphis, ma il suo nervosismo e la sua incertezza parvero subito evidenti. Nel corso del match di secondo turno vinto in due set con l’americano Jeff Borowiak, accadde un fatto a dir poco bizzarro: il glaciale Orso svedese, irritato da alcune chiamate sfavorevoli da parte di un giudice di linea, andò in escandescenze, arrivando al punto di levarsi la maglietta, lanciarla per terra ed abbandonare il campo di gioco!! Solo la sostituzione del giudice di linea “incriminato” lo convinse a riprendere il gioco e concludere vittoriosamente il match con Borowiak. Ma non fini’ qua. Il giorno seguente il suo avversario era l’inglese John Lloyd: durante il palleggio di riscaldamento lo speaker, nel presentare lo svedese, ebbe la brillante idea di dire “....il grande Bjorn Borg, che ieri sera ha avuto la meglio su Jeff Borowiak e su un giudice di linea”. Borg lanciò un’occhiata verso l’alto e reagì in modo drastico ed imprevedibile : semplicemente non giocò il primo set, perdendolo a zero in meno di 15 minuti. Anche stavolta l’organizzazione del torneo corse ai ripari, allontanando il famigerato speaker, cosa che portò d’incanto Borg ad entrare nel match ed a vincerlo agevolmente. Da qui in poi infilò Lutz, Gullikson e Gottfried interrompendo la sua “astinenza” dal successo, ma quel torneo viene ricordato soprattutto per le sue inconsuete intemperanze.

A.C. (il Museo del Tennis)

venerdì 12 gennaio 2018

MATCH STORICI: FERRANDO-SELES



I giocatori italiani hanno spesso giocato grandissimi match contro i campionissimi, ma tante volte sono usciti sconfitti dalle battaglie. Esempi tangibili sono lo strepitoso match giocato da Adriano Panatta nel 4° turno degli Us Open del 1978 (perso in cinque bellissimi set con Jimmy Connors, che avrebbe poi vinto il torneo distruggendo in semifinale John McEnroe ed in finale Bjorn Borg), la sconfitta in 5 set subita da Paolo Canè a Wimbledon contro Ivan Lendl nel 1987, il chilometrico match perso da Omar Camporese con Boris Becker (futuro vincitore del torneo) agli AO del 1991 e quello perso nella Coppa Davis dello stesso anno (con Omar che fu rimontato da Boris dopo aver vinto i primi due set), ma anche quello perso qualche anno fa al Roland Garros da Andreas Seppi contro Novak Djokovic. Qualche volta però è andata bene e il nostro giocatore è riuscito a spuntarla: oggi vogliamo ricordare una di queste occasioni, e precisamente quella in cui la genovese Linda Ferrando, giocando un eccezionale tennis serve & volley, fu in grado di battere Monica Seles agli US Open. Era il 1990, ben prima dell'attentato di Amburgo, e Monica, non ancora diciassettenne, era già una delle grandi del tennis mondiale: qualche mese prima era diventata la più giovane vincitrice (senza perdere un set) della storia del Roland Garros e si presentava a Flushing Meadows come una delle favoritissime, terza testa di serie dietro a Steffi Graf e ad una già attempata Martina Navratilova (da Monica polverizzata nella finale di Roma di quell'anno, per 6-1 6-1). La Seles, a quei tempi, non solo batteva le avversarie ma addirittura le travolgeva e si presentò al match di terzo turno con la Ferrando dopo aver spazzato la tedesca Wagner (6-0 6-0) e la sudafricana Fairbank (6-2 6-2); Linda, n°82 WTA, arrivava invece da una battaglia vinta al tie-break del terzo set con l'argentina Paz e da una vittoria con l'occhialuta americana di colore Camille Benjamin. Il match, commentato da Tommasi e Clerici quasi rassegnati, iniziò come da copione: micidiale bombardamento da fondo coi colpi bimani di Monica Seles e rapido 6-1 in suo favore... ma all'improvviso qualcosa cambiò. Linda iniziò a rallentare il ritmo ed a giocare un'asfissiante ed efficacissimo serve & volley che sorprese la Seles, diventata più fallosa e palesemente innervosita: il 6-1 fu clamorosamente restituito e il match diventò un'autentica battaglia, sotto gli occhi di Rino e Gianni sempre più “presi” dalla prestazione della Ferrando. La Seles riprese fiducia, ma la genovese ribatteva colpo su colpo con un gioco d'attacco raramente visto da parte di una donna, “almeno di una che non si chiami Martina Navratilova” sottolineò prontamente Tommasi. Si giunse inevitabilmente al tie-break decisivo, nel quale Linda mantenne il sangue freddo e il coraggio necessari per chiudere col punteggio di 7-3, per la palese soddisfazione dei grandi commentatori che salutarono il collega Massimo Marianella, all'epoca fidanzato con la Ferrando. Purtroppo la nostra fallì la "prova del nove", cedendo nel quarto turno alla russa Leila Meskhi. La sua carriera proseguì su buoni livelli, arrivando sino al n°36 del ranking WTA. Ma tutti la ricorderanno per questo straordinario, irripetibile match.

giovedì 11 gennaio 2018

SPECIALE - BORG 2 "IL RITORNO"


Chi scrive nella propria vita ha fatto il “tifo”, nel vero senso del termine, per un solo tennista, Bjorn Borg. Ricordo ancora il “trauma” provato quando mi resi conto che il mio “idolo” aveva ormai sparato le ultime cartucce. Il suo distacco dal tennis non fu secco, ma per circa un anno e mezzo si andò avanti con una serie di annunci ad effetto “tornerò n.1 del mondo”, alternati a dichiarazioni di resa “sono demotivato e stufo, non ce la faccio più”. Il 1981 si concluse con un Borg stanco e giù di corda, deluso per le sconfitte subite da John McEnroe nelle finali di Wimbledon (dove mancò il sesto titolo consecutivo) e degli US Open (dove fallì il quarto ed ultimo assalto all'alloro sempre sfuggitogli) e per la perdita del primo posto nel ranking mondiale ATP: ultimò la stagione vincendo senza entusiasmare il torneo di Ginevra, suo ultimo successo in carriera, e perdendo al prestigioso Tokyo Seiko da Tom Gullikson. Fu allora che arrivò il suo annuncio concernente il ritiro temporaneo dal tennis, per ricaricare le batterie.. aveva appena 25 anni e mezzo. In quei mesi scoppiò però una“bomba”: poiché lo svedese non aveva giocato nel 1981 il numero minimo previsto di tornei del Grand Prix (ossia 12) e per l'anno seguente non era in grado di promettere il rispetto di questa norma, nel 1982 avrebbe dovuto giocare le qualificazioni in tutti i tornei che avrebbe deciso di disputare!! La cosa fece scalpore e apparve ingiusta ed inaccettabile: pensiamo se oggi un Federer o un Nadal dovesse, per un cavillo, giocare le qualificazioni... quasi tutti i colleghi si schierarono infatti con lui, ma la Federazione Internazionale fu irremovibile.Un Borg ormai indispettito e rinunciatario si presentò quindi nel 1982 a Montecarlo, dove superò agevolmente le qualificazioni (battendo fra gli altri Paolo Bertolucci e lo jugoslavo Ostoja, per 6-0 6-0) ed i primi due turni,sconfiggendo lo spagnolo Luna e il nostro Adriano Panatta (in tre set), prima di cedere nettamente per 6-1 6-2 a Yannick Noah, in un match nel quale palesò dei clamorosi limiti di concentrazione, tanto da essere sorpreso a fischiettare durante i cambi di campo! Ancora più demotivato giocò le qualificazioni del torneo su cemento di Las Vegas, dove batté Amaya per poi perdere malamente in tre set dall'ex-top ten Dick Stockton, giocatore in chiaro declino: fu a quel punto che annunciò un nuovo ritiro, seguito da un ripensamento e un successivo annuncio ad effetto “tornerò nel 1983 più forte di prima” e infine dal ritiro definitivo. Dichiarò allora che avrebbe giocato il suo ultimo torneo a Montecarlo,casa sua, nel 1983 e così avvenne: dopo aver battuto un confuso Josè Luis Clerc(per 6-1 6-3, fu la sua ultima vittoria in un torneo ufficiale), cedette per 4-6 7-5 7-6 al francese Henry Leconte, chiudendo di fatto un'epoca. Si presentò anche, eccezionalmente, a Stoccarda del 1984 dove fu ancora Leconte a castigarlo, questa volta con un secco 6-3 6-1. Da allora più nulla, almeno sino alla fine del 1990, quando ormai 34enne, sposato con la cantante italiana Loredana Bertè, annunciò il suo rientro nel circuito e si preparò allenandosi segretamente in Italia con alcuni giocatori locali e con qualche giovane svedese. Stavolta al suo fianco non c’era lo storico coach Lennart Bergelin, ma una sorta di guru del fitness fisico e mentale, il 79enne Ron Thatcher noto come “Tia Honsai”, che Borg chiamava “Il professore”: Honsai, grande esperto di discipline Shiatsu, ammise candidamente di non aver mai avuto niente a che fare col tennis ma che, col suo aiuto, Bjorn sarebbe potuto tornare addirittura sul trono di Wimbledon! La sua apparizione a Montecarlo nel 1991 fu invece un colpo al cuore per tutti i suoi innumerevoli fans: un Borg vestito di bianco, senza marchi e con la sua vecchia Donnay in legno (completamente dipinta di nero), in un'epoca in cui tutti avevano già abbandonato quel materiale, fu nettamente battuto dal'onesto regolarista spagnolo Jordi Arrese, allora n°54 del mondo (6-2 6-3). Ricordiamo che prima della rentrée monegasca si allenò qualche volta anche con Goran Ivanisevic e persino con Boris Becker: fu proprio l’exgiocatore tedesco ad evidenziare, parlando con il suo coach Bob Brett, il problema di Borg: “ atleticamente vale ancora uno dei primi 10 del mondo, ma il suo gioco è completamente privo di pressione”. Un altro suo amico e abituale compagno di allenamento, l’ex-top ten svedese Jonas Svensson, ammise invece “ciò che posso dire è che Bjorn è ancora il miglior giocatore del mondo, ma con la racchetta in legno…”. Dopo il flop, si prese allora un altro periodo di tempo per rifinire la preparazione e cercare di adattarsi ad una nuova più moderna racchetta, ma i risultati furono a dir poco fallimentari. Questa la sua attività nell'anno 1992 (nel quale, tra l’altro, si separò da Loredana Bertè),conclusasi con otto tornei giocati e zero set vinti:



  • Nizza – sconfitta col francese Olivier Delaitre 7-5 6-2
  • Montecarlo - sconfitta con una acciaccato Wayne Ferreira 7-6 6-2
  • Monaco – durissima sconfitta col croato Goran Prpic 6-1 6-0
  • Washington – sconfitta col connazionale Thomas Hogstedt 6-4 7-6
  • Los Angeles – sconfitta col canadese Chris Pridham 6-4 6-2
  • Bordeaux – sconfitta con l'ucraino Andrei Medvedev 6-2 6-2
  • Basilea – sconfitta col connazionale Nicklas Kulti 6-2 6-1(qui Borg subì persino l'onta dei fischi da parte dell'esigente pubblico svizzero..)
  • Tolosa – sconfitta con il francese Lionel Roux 6-0 6-4

Le ultime tre apparizioni, nel 1993, furono appena migliori, dato che riuscì quanto meno a portare i match al terzo set e nell’ultimo, quello con Volkov, ebbe persino un match-point:

  • San Francisco - sconfitta con il brasiliano Jaime Oncins per 6-4 6-7 6-4
  • Saragozza – sconfitta con il portoghese Joao Cunha-Silva per 6-1 5-7 7-5
  • Mosca – sconfitta con il russo Alexander Volkov per 4-6 6-3 7-6

Si è scritto tanto sui motivi del suo rientro: qualcuno ha ipotizzato che la spinta fosse di carattere economico, visto che l’Orso svedese pare avesse dilapidato il suo ingente patrimonio, qualche altro ha invece detto si trattasse solo della voglia di rimettersi in gioco. Comunque sia, una parentesi, insomma, della quale i suoi ammiratori avrebbero fatto volentieri a meno, ma che intacca solo in minima parte il fascino di un campione entrato a pieno titolo nella leggenda del tennis.

(nella foto, inedita in rete, Bjorn Borg ritratto prima del match giocato e perso con Wayne Ferreira a Montecarlo nel 1992)  
                                                                                                                                               A.C.