Tra
i personaggi minori entrati nella storia del tennis italiano, c’è
sicuramente l’ungherese Peter Szoke, protagonista della “disfatta
di Budapest”, clamorosa sconfitta dello squadrone azzurro di Coppa
Davis, reduce da due finali consecutive (quella vinta in Cile e
quella persa in Australia). L’anno era il 1978 e gli azzurri,
guidati dal nuovo capitano Bitti Bergamo che aveva appena sostituto
Nicola Pietrangeli, andarono a Budapest nel mese di luglio per
affrontare un match tutto sommato di routine: gli ungheresi
schieravano l’ottimo Balasz Taroczy ed il quasi sconosciuto (in
epoca pre-internet non era così facile reperire informazioni sui
giocatori, specie quelli dell’Est europeo) mancino 31enne Peter
Szoke. Era lecito pensare che Adriano Panatta e Corrado Barazzutti
(che in quel momento stava fra i primi dieci giocatori del mondo),
supportati da Paolo Bertolucci nel doppio, non avrebbero avuto
particolari problemi nello sbrigare quella "pratica".
Invece accadde l’imponderabile: gli ungheresi, che in casa avevano
già superato i belgi ed i tedeschi dell’Ovest, diedero il massimo
e, complice un Panatta in condizioni disastrose, si trovarono in
vantaggio per 2-1 dopo il doppio, con la vittoria di Taroczy su
Adriano, quella di Barazzutti su Szoke e la inopinata e nettissima
sconfitta del nostro super-doppio Panatta-Bertolucci contro Taroczy e
Szoke. Ma non tutto sembrava perduto: la domenica Panatta avrebbe
dovuto affrontare Szoke, punto che si considerava praticamente già
in tasca, e poi Barazzutti avrebbe avuto tutte le possibilità di
mettere il match in battaglia e superare alla distanza il pur quotato
Taroczy. Ma le cose andarono in modo diverso: Adriano incappò in una
giornata nerissima, forse una delle peggiori della sua carriera, e
dovette arrendersi a Szoke in 4 set (63 36 60 86), gettando nello
sconforto un ambiente ormai abituato ai successi e rendendo inutile
il quinto match nel quale Taroczy piegò agevolmente un poco
interessato Barazzutti Gli ungheresi poi furono fermati a Bastad da
una Svezia guidata da Bjorn Borg (che concesse al povero Szoke appena
due giochi in tre set!!). Tante furono invece le accuse rivolte agli
azzurri e soprattutto a Panatta, il quale rispose andandosene in
vacanza in Sardegna. Al rientro, come spesso gli capitava, ritrovò
d’incanto il suo miglior tennis: giocò il mitico e sfortunato
match a Flushing Meadows, perso sul filo di lana con Jimmy Connors,
vinse l’Open del Giappone a Tokyo, arrivò in finale a Bologna e
nei quarti a Madrid e San Francisco. Gli azzurri nei due anni
seguenti conquistarono altre due finali, perdendo con gli USA nel
1979 (e in quell’edizione Panatta si prese la rivincita al Foro
Italico con Szoke, lasciandogli appena 5 giochi!) e con la
Cecoslovacchia nel 1980.
Tornando
a Szoke, vorremmo un po’ sfatare il mito che si trattasse di un
autentico “brocco”: osservando la lista dei giocatori coi quali
Panatta perse in carriera, possiamo dire che non è nel gruppo dei
peggiori. Non si trattava naturalmente di un campione, ma di un
discreto giocatore, buon doppista e capace col suo tennis mancino di
mettere in difficoltà tanti ottimi giocatori. Pochi ricordano che,
appena 21enne, fu già nostro avversario in Coppa Davis: l’anno era
il 1968 ed a Cagliari fu seccamente sconfitto da Nicola Pietrangeli e
Martin Mulligan. Però nella sua carriera, che lo vide anche fra i
primi 50 del mondo (best ranking n°47), ottenne alcuni risultati di
rilievo: in primo luogo la finale raggiunta ad Amburgo nel 1971,
quando perse dallo spagnolo Andres Gimeno, dopo aver battuto fra gli
altri il connazionale Istvan Gulyas (finalista al Roland Garros nel
1966), lo slavo Nikki Pilic (finalista poi al Roland Garros nel 1973)
e soprattutto il grande Jan Kodes (vincitore di due titoli al Roland
Garros, di Wimbledon 1973 e due volte finalista agli US Open). Fu poi
nei quarti di finale agli Internazionali d’Italia del 1973, dove
superò Pietrangeli, Mulligan, Dibley e soprattutto il grandissimo
John Newcombe (vincitore di sette Slam), prima di cedere a Manolo
Orantes. Nel 1969 perse invece le finali di Leverkusen (con Pato
Rodriguez) e del Gran Prix indoor d'Austria di Shewchat (con il
giocatore di casa Ernst Blanke). Giocò poi sul circuito con alterne
fortune, superando altri giocatori importanti quali Orantes, Proisy,
Gisbert e Pecci
Concludiamo
ringraziando l’amico Fabio per la splendida e introvabile
foto che ritrae Panatta e Szoke prima del match di Budapest. Fabio
inoltre ci ricorda che il buon Peter non era affatto un “cameriere
del bar dell’aeroporto di Budapest”, come si disse all’epoca,
bensì il dirigente dei servizi di ristoro dell’aeroporto.Si
trattava naturalmente di un lavoro “formale”, come avveniva
all'epoca nei paesi dell'Est per i cosiddetti “dilettanti di
stato”.