domenica 24 novembre 2013

PILLOLE DAL PASSATO : ANDERS JARRYD


Nella nutrita pattuglia di giocatori svedesi protagonisti nel corso degli anni '80 e '90, un ruolo di grande rilievo spetta senza dubbio ad Anders Jarryd. Di qualche anno più grande rispetto ai vari Edberg, Wilander, Nystrom e Sundstrom (lui è del 1961), lo ricordiamo, dopo una discreta carriera giovanile, vincere il vecchio challenger di Messina nel 1980, sconfiggendo in finale Chris Mayotte, fratello minore del più noto Tim. All'epoca Jarryd era uno dei pochi tennisti ad indossare dei grandi occhiali. 
Nelle sue prime stagioni sul circuito Anders mise in mostra il suo tennis abbastanza atipico, diverso da quello della scuola-Borg (portato invece avanti da Wilander e Nystrom) e più votato all'attacco ed all'offensiva. Nel 1981 lo ricordiamo finalista a Bastad e semifinalista a Bangkok e nel 1982 accedere fra i primi 50 del mondo e conquistare i primi due titoli ATP, quello di Linz (su Higueras) e quello degli Internazionali indoor d'Italia, tenutisi quell'anno ad Ancona (contro l'americano Mike DePalmer). Ancora in progresso la stagione 1983, che vede lo svedese a ridosso dei primi 20, grazie, fra l'altro, alla finale di Bastad, alle semifinali di Ginevra e Wembley, ma soprattutto alla finale nel prestigioso Open del Canada di Montreal dove, prima di perdere da Lendl, infila uno l'altro Tom Gullikson, Teltscher, Gerulaitis, Fleming e niente di meno che il n°1 del mondo John McEnroe in semifinale. L'esplosione definitiva, con il conseguente ingresso fra i top ten, arriva nel 1984, quando conquista i titoli di Hilversum (su Smid) e soprattutto Sydney indoor (strapazzando in finale Ivan Lendl, 6-3 6-2 6-4), le finali di Bastad e Cincinnati e le semifinali di Rotterdam, Stoccolma e Tolosa. Di altissimo profilo il 1985, che lo vede arrampicarsi sino al quinto posto mondiale, subito dopo la semifinale raggiunta a Wimbledon e persa con il giovanissimo Boris Becker: in quell'anno anche il successo di Bruxelles (su Wilander), le finali di Toronto, Milano e Stoccolma, le semifinali di Wembley e del Masters ed i quarti agli US Open, Montreal, Cincinnati, Tokyo e Barcellona. Qualche problema fisico ed un leggero calo mentale, portano un leggero scivolamento all'indietro nel 1986, dove peraltro arriva il successo più prestigioso della sua carriera, quello conseguito alle WCT Finals di Dallas (con Becker): la finale a Rotterdam e le semifinali di Memphis, Milano, Colonia, Madrid e San Francisco lo tengono comunque a galla in posizioni di assoluto rilievo. I tre anni successivi lo vedono ancora tra i primi 20/25 del mondo: nel 1987 ricordiamo la finale a Wmbley, le semifinali a Bruxelles, Cincinnati e Stoccolma ed i quarti agli Australian Open ed a Wimbledon; nel 1988 molte sconfitte nei primi turni, le semifinali a Cincinnati e Francoforte ed i quarti in Australia ed al Lipton; nel 1989 le finali a Rotterdam e San Francisco e la semifinale a Lione. Jarryd sembra progressivamente esaurire la vena e dedicarsi, come vedremo, con maggiore continuità alla disciplina del doppio. 
Nel 1990 una serie infinita di sconfitte lo fa precipitare nel ranking ATP: salva la stagione e rientra fra i primi 100 nel finale quando, da n°175 del mondo, vince contro pronostico il torneo di Vienna (in finale su Skoff, dopo aver battuto anche McEnroe) e si aggiudica i due challenger di The Hague e Monaco. Il recupero prosegue anche l'anno seguente, con una serie di buoni piazzamenti (finale Copenaghen, semifinali a Rotterdam, Queen's e Berlino) che lo riportano intorno al 35°posto mondiale. Il periodo opaco riprende presto e tranne una nuova finale a Copenaghen, Jarryd infila una serie infinita di sconfitte, sino a che nel 1993, giunto al 156° posto mondiale, prima batte Becker agli Australian Open, poi va in semifinale a Saragozza e infine trova un'altra zampata a sorpresa vincendo addirittura il torneo di Rotterdam, dove batte uno dopo l'altro Ferreira, Haarhuis, Ivanisevic, Volkov e Novacek: risale intorno al 60° posto, mantenendo un rendimento accettabile fino al ritiro, avvenuto nel 1996. Ricordiamo ancora la finale persa con Chang a Pechino nel 1994 e quella persa sull'erba di Rosmalen nel 1995 (sconfitto da Kucera, dopo aver sconfitto il futuro campione di Wimbledon Krajicek).
Di lui ricordiamo anche le partecipazioni ad alcuni dei successi in Coppa Davis del team svedese: nel 1984 in doppio è memorabile la vittoria, con Edberg, contro la coppia McEnroe e Fleming (sino ad allora imbattuta in Davis); ma partecipò ad altre vittorie (specie a quella del 1987). Infine, straordinaria la sua carriera come doppista, specialità nella quale è stato il n°1 del mondo, vincendo una sessantina di titoli (con vari compagni, soprattutto i connazionali Hans Simonsson e Stefan Edberg e l'australiano John Fitzgerald) e conquistando il Career Grand Slam. Per lui otto titoli Slam: Australian Open 1987 (con Edberg), Roland Garros 1983 (con Hans Simonsson), 1987 (con Robert Seguso) e 1991 (con Fitzgerald), Wimbledon 1989 e 1991 (con Fitzgerald) e US Open 1987 (con Edberg) e 1991 (con Fitzgerald). Sotto i suoi colpi sono caduti un po' tutti i grandi della sua epoca: tra gli altri menzioniamo Lendl, McEnrore, Edberg, Becker, Wilander, Ivanisevic, Leconte, Gomez, Cash, Gerulaitis, Mecir, Gene Mayer.

Nessun commento:

Posta un commento