Un
giocatore che abbiamo molto amato è stato questo gentleman argentino
dal portamento nobile e dal gioco classico ed elegante, ma allo
stesso tempo molto efficace. Nato a Buenos Aires nel 1958, ebbe una
buona carriera a livello giovanile: fu finalista nel 1974 all'Orange
Bowl under 16 e nel 1976 agli US Open juniores a Forest Hills, messo
in riga (come anche McEnroe) dall'ecuadoriano Ricardo Ycaza, poi
persosi per strada. Clerc iniziò a mettersi in grande evidenza fra i
professionisti nel 1978, quando vinse a sorpresa il vecchio torneo di Firenze,
in finale sul francese Dominguez, perse 4 finali (Gstaad, South
Orange, Toronto ed Aix-en-Provence) e finì l'anno alla grande
trionfando nel torneo di casa di Buenos Aires ed in quello di
Santiago, sempre in finale sul paraguaiano Victor Pecci, conquistando
il 15° posto nel ranking ATP. Nel 1979 un solo titolo, sul cemento
di Johannsebourg (in finale sul sudafricano Joubert) ma tanti
piazzamenti importanti, come la finale di Buenos Aires e otto
semifinali, lo avvicinarono ai primi dieci del mondo; arrivarono
anche vittorie di prestigio su avversari come Stan Smith (sull'erba
di Wimbledon!), Lendl, Barazzutti e Orantes. Nel 1980, finalmente
l'ingresso fra i top ten, a coronamento di una continuità di
risultati e di un costante miglioramento nel gioco e nel rendimento:
ben sei i successi (sul cemento di San Josè, South Orange,
Indianapolis, Madrid, Quito e ancora Buenos Aires) e vittorie su
tutti i più grandi, da McEnroe a Connors a Lendl (escluso Borg).
Cocente la delusione in Coppa Davis dove insieme a Vilas, con cui i
rapporti erano a dir poco conflittuali, eliminò in casa i favoriti
U.S.A. di McEnroe, per poi cedere, sempre in casa, inopinatamente e
fra mille polemiche, alla Cecoslovacchia di Lendl e Smid, futura
vincitrice in finale con l'Italia. Il 1981 fu l'anno della
consacrazione: dopo i successi di Firenze e Roma (su Ramirez e Pecci)
e la semifinale del Roland Garros (persa con Lendl, dopo la vittoria
6-0 al quinto su Connors), Clerc centrò un'impresa mai riuscita a
nessuno, quella di vincere consecutivamente i 4 storici tornei del
circuito estivo americano su terra verde, allora quotatissimi:
parliamo di Boston (su Gildemeister), Washington (su Vilas), North
Conway (ancora su Vilas) e Indianapolis (su Lendl). A questo punto
era il n°4 del mondo, avendo operato il sorpasso sul rivale Vilas. A
Wimbledon era inciampato sulla buccia di banana Kronk (australiano),
agli US Open incappò invece, al quarto turno, nel mancino americano Bruce Manson...ma
a dicembre si presentava l'occasione attesa una vita, la prima
storica finale di Coppa Davis per il suo Paese! Clerc si presentò
sul sintetico di Cincinnati, sede scelta dagli U.S.A. in forma
strepitosa: diede tre set a zero a Roscoe Tanner, quindi trascinò
Vilas ad una strenua ma sfortunata resistenza contro la coppia più
forte del mondo, Fleiming-McEnroe e quindi giocò contro Mac uno dei
più straordinari match della sua carriera, perdendo solo per 6-3 al
quinto.
L'occasione sfumò e da allora il rendimento di “Batata”
non fu più lo stesso: nel 1982, con Borg fuori dai giochi, la sfida,
almeno sulla terra, sembrava essere fra lui e Lendl, ma le cose
andarono diversamente: risorse Vilas ed esplose Wilander (che lo
sconfisse nella seconda ed ultima semifinale di Parigi); la stagione
di Clerc fu buona, ma non all'altezza delle aspettative (5 titoli:
Richmond WCT, Venezia, Gstaad, Zell am See WCT e San Paolo). Il 1983
iniziato col successo a Guaruja, proseguì in maniera disastrosa sino
a Wimbledon (dove perse con Claudio Panatta), prima di una breve
“resurrezione”, che lo riportò fra i primi dieci del mondo, a
partire dalla maratona vinta a Roma con Barazzutti, in Coppa Davis: per poco
non centrò nuovamente lo storico poker americano, vincendo a Boston,
Washington e North Conway ma cadendo a Indianapolis, dove accusò un
problema fisico che lo costrinse al ritiro e lo condizionò nel resto
della stagione. Nel 1984 iniziò il declino inarrestabile di
“Batata”, afflitto da problemi seri e fastidiosi ai muscoli
addominali: centrò una sola finale, l'ultima (persa a Boston con
Jimmy Arias), scivolando addirittura fuori dai primi 30 giocatori del
mondo. Giocò senza troppa convinzione sino alla metà del 1986,
senza raccogliere risultati particolari ma mantenendosi
dignitosamente fra i primi 50, quando annunciò il suo ritiro a soli
27 anni, per carenza di motivazioni e il desiderio di passare più
tempo con la famiglia. “Ora capisco la scelta di Borg”, disse col
consueto garbo Clerc annunciando il suo ritiro, con un bottino di 25
titoli e un mucchio di cose da raccontare ai propri figli. Continuò
a fare qualche sporadica apparizione per qualche anno, prima di
appendere definitivamente la racchetta al chiodo. Ora vive con la
famiglia fra la Florida e l'Argentina, dove dirige una Academy
tennistica che porta il suo nome. Senza troppo clamore, nel suo
stile, ogni tanto gioca qualche torneo seniores e racconta il tennis
in tv.
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