martedì 19 novembre 2013

VECCHIE STORIE : QUANDO A ROMA FISCHIARONO JOHN McENROE


Oggi raccontiamo un'altra storia poco nota, probabilmente caduta nel dimenticatoio. Forse qualcuno ricorderà l'episodio, qualche altro magari sarà stato presente, ma per i più crediamo sarà cosa nuova. Alla fine del 1979 John McEnroe era già una celebrità, per cui il pubblico romano accorse numerosissimo all'esibizione che si tenne su terra indoor: ben 21.128 spettatori affollarono il Palasport. Era la seconda volta che in Italia si attrezzava una struttura di questo tipo, sempre tenuta nel cassetto in caso di una ipotetica finale di Coppa Davis da giocare in casa e che mai si verificò (almeno sino al 1998): la prima volta accadde quando i professionisti di Jack Kramer arrivarono a Torino, nel 1961 e 1962 e fu un grande successo. John McEnroe, Adriano Panatta, Corrado Barazzutti e Sandy Mayer erano un “menu” succulento per il caloroso e competente pubblico romano. Ma le cose non andarono come previsto... 
McEnroe era in giro per l'Australia sino ad una settimana prima, si era beccato una bronchite e aveva già dato forfait all'altro “special event” di Brescia (sostituito, per la rabbia del pubblico, da Barazzutti); era rientrato per due giorni a Los Angeles, dove era stato a letto con la febbre e poi era corso nuovamente in Europa. Giunse a Ginevra e raggiunse Roma addirittura in macchina, facendo una sola sosta a Milano. Già dal palleggio di riscaldamento con Barazzutti fu chiaro un fatto: Mac non aveva alcuna intenzione di impegnarsi. Il campo, ultimato poche ore prima, era pieno di buche e Mac giocava da fermo, mentre il pubblico lo insultava e fischiava ripetutamente, irritato dal suo disimpegno. Perse rapidamente, senza battere ciglio, davanti ad un pubblico sempre più inferocito. Ma il peggio giunse nella seconda giornata: prima ci fu la finale, unico “vero” match giocato in quell'occasione, vinto in tre set da Panatta (che aveva sconfitto il giorno prima un distrattissimo Sandy Mayer) e Barazzutti, nel quale un polemico Corrado fu continuamente attaccato dal pubblico romano-panattiano, che spesso lo apostrofò col coro di “scemo..scemo...scemo”. A seguire, la finale per il terzo posto fra John McEnroe e Sandy Mayer: durò appena undici games, con i due americani che giochicchiavano quasi immobili, mentre un pubblico inferocito per una simile esibizione gridava, insultava e lanciava in campo oggetti di ogni tipo. Sfiorato da un torsolo di mela, Sandy Mayer si avviò verso la sua sedia, prese sottomano le racchette e se ne andò senza pensarci due volte, applaudito da una frangia del pubblico e seguito a ruota da John McEnroe. A nulla servì l'appello di Sergio Palmieri, quel terribile ed attesissimo “special event” finì nel modo peggiore.

1 commento:

  1. Quel giorno ero tra i presenti con mio padre......alle incandescenza di Mac, uno tra il pubblico grido': IL PUPO SE' STRANITO!!.....anche se perse da Barazzutti, tutti capirono che quel giocatore non era come gli altri......era qualcosa di fantastico....la palla viaggiava in un modo diverso quando la toccava "lui".....sono stato fortunato a vedere quello spettacolo....ancora adesso che gioco ho sempre in mente MAC.......

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