domenica 1 dicembre 2013

PILLOLE DAL PASSATO : RAY MOORE





Personaggio di grande spessore nella storia del tennis è senza dubbio il sudafricano Ray Moore oggi affermato manager sportivo e tennistico in particolare (insieme a Charlie Pasarell è una delle menti dietro il Master 1000 di Indian Wells) e membro del Board dell'ATP, di cui fu presidente dal 1983 al 1985. Oggi proviamo a ricordare il Moore tennista, classe 1946, attivissimo nel corso degli anni '60 e '70, famoso per le sue particolarissime acconciature ed anche per la sua attività “politica” nel campo sportivo. 

Iniziamo ad avere sue notizie nel 1967 quando raggiunge la semifinale al torneo di Philadelphia, i quarti a Johannesburg e Bournemouth e gli ottavi a Forest Hills. Importante annata è il 1968 con il successo a Dallas (su Allan Stone), le semifinali a Johannesburg e Port Elisabeth ed il miglior risultato della carriera a Wimbledon, i quarti di finale (dove fu battuto da Graebner). Il più importante successo in carriera lo ottiene nel 1969 vincendo l'Open di Germania a Berlino (su Cliff Drysdale); in quell'anno arriva anche in finale ad Auckland. Gli anni seguenti sono caratterizzati da un'attività agonistica intensissima (giocava, salvo eccezioni, circa 30/35 tornei l'anno), premiata con un best ranking di numero 34: ricordiamo le semifinali a San Francisco e Cleveland nel 1973, a Parigi indoor nel 1975, Auckland, Las Vegas e Washington 1976. Ottima annata il 1977 con le due finali ATP di Düsseldorf e Stoccolma (perse rispettivamente con Fibak e Sandy Mayer), le semifinali di Birmingham e South Orange ed i quarti agli US Open (dove raccoglie solo due game in tre set col futuro campione Guillermo Vilas). Va avanti qualche altro anno, facendo registrare solo qualche sporadico piazzamento e lasciando l'attività nel 1983. Contiamo anche 8 successi nel doppio, ottenuti con differenti compagni.

Da ricordare inoltre la sua partecipazione all'anomalo successo in Coppa Davis del Sudafrica nel 1974, quando alcune nazioni evitarono di giocare contro di loro per protesta verso l'apartheid. L'India non si presentò alla finale e l'ultimo match effettivamente giocato e vinto dai sudafricani fu quello contro l'Italia (Moore sconfisse, abbastanza a sorpresa, Adriano Panatta). Nutrito l'elenco delle vittime illustri di Moore: due volte Borg, Laver, Smith (di cui Ray era l'autentica bestia nera), Emerson, Santana, Gimeno, Pancho Gonzales, Ashe, Roche, Orantes, Vilas, Gerulaitis, Stolle, Tanner, Kodes, Drysdale e Taylor.

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