giovedì 28 novembre 2013

PILLOLE DAL PASSATO (ITALIA) : RAFFAELLA REGGI

Raffaella Reggi, classe 1965, è una tennista che abbiamo amato in modo particolare, apprezzandone soprattutto la straordinaria grinta e determinazione che le hanno permesso, a dispetto di qualche lacuna tecnica (soprattutto nel servizio) e di un fisico minuto, di ottenere dei risultati eccellenti, arrivando a ridosso delle prime dieci del mondo (best ranking n°13), in un'epoca nella quale la concorrenza era qualitativamente molto elevata. 
Nata a Faenza, sin da bambina mostrò delle qualità agonistiche fuori dal comune, che riuscì ad affinare presso l'Academy di Nick Bollettieri : nel 1981 vinse, tra l'altro, il prestigioso Orange Bowl under 16 e in seguito, con Sandra Cecchini, la Continental Cup. Poco dopo iniziò la sua importante carriera come professionista. Un'altra sua caratteristica peculiare era la grande predisposizione al sacrificio ed agli spostamenti in giro per il mondo, due aspetti non scontati quando si parla di giocatori italiani. Raramente sceglieva tornei “comodi” e vicini a casa, ma preferiva sempre affrontare le avversarie più forti nei tornei più prestigiosi. Nel 1983 iniziò ad ottenere i primi risultati negli U.S.A., prima in tornei minori e in seguito anche a livelli più alti: giunse nei quarti ad Amelia Island, perdendo dalla Rinaldi, ma dopo aver battuto una leggenda del calibro di Evonne Goolagong. Con una buona stagione, entrò fra le prime 50 del mondo e da lì iniziò una costante crescita che la portò a conquistare 5 titoli WTA (Taranto 1985, Lugano e San Juan 1986, San Diego 1987 e ancora Taranto 1990), più altre sei finali ed altri importanti risultati, fra i quali ricordiamo anche i quarti di finale ottenuti al Roland Garros nel 1987 (sconfitta dalla Evert), più tanti piazzamenti negli ottavi di finale dei tornei del Grande Slam e nei quarti e nelle semifinali di vari tornei WTA. 

Ricordiamo alcune partecipazioni al Masters di fine anno (tre, con la formula a 16 giocatrici) e la medaglia di bronzo ottenuta alle Olimpiadi di Los Angeles 1984, nel quale il tennis era però un sport dimostrativo. Partecipò anche a Seoul 1988, sconfiggendo sul cemento prima la forte tedesca Claudia Kohde-Kilsch e poi in un grande match, addirittura Chris Evert, prima di cedere nel quarto turno alla sua “bestia nera”, la bulgara Manuela Maleeva (da lei sconfitta solo una volta in 13 incontri, nella finale di Lugano 1986). Si ritirò, a neanche 27 anni, dopo le Olimpiadi di Barcellona '92, dove perse al secondo turno, manco a dirlo, da Manuela Maleeva. Oltre alle giocatrici già citate, vanta vittorie su avversarie del livello di Mary Pierce, Hana Mandlikova, Helena Sukova, Jana Novotna ed anche una giovanissima Steffi Graf, battuta a Lugano nel 1984. Nel suo palmares, infine, va menzionato il titolo di doppio misto vinto agli US Open 1986, in coppia con lo spagnolo Sergio Casal, sconfiggendo in finale una coppia formata niente di meno che da Martina Navratilova e Peter Fleming. Tornò alle Olimpiadi di Sydney 2000 come capitano di Fed Cup, incarico dal quale, in seguito, fu ingiustamente sollevata. Attualmente svolge il ruolo di commentatrice su Sky, con estrema professionalità e simpatia.

PILLOLE DAL PASSATO (ITALIA) : CLAUDIO PANATTA





Non deve essere stato facile per Claudio costruirsi una buona carriera nel tennis, crescendo all'ombra di un fratello così famoso e carismatico, col quale doveva, suo malgrado, sempre confrontarsi. Dall'aria spesso triste e rabbuiata, non faceva niente per smentire ciò che si scriveva sul suo conto, ossia che lui era un tennista “per obbligo familiare”, ma non amava assolutamente questo sport. 
Di dieci anni più giovane di Adriano, iniziò a mettersi in evidenza nel 1982, quando raggiunse la prima finale Grand Prix al torneo del Cairo (sconfitto dall'attuale presidente dell'ATP Brad Drewett) e le semifinali a Guaruja e Nizza: grazie ad una buona programmazione riuscì ad entrare fra i primi 100 giocatori del mondo. Nel 1983 i miglioramenti continuarono e, pur senza ottenere risultati eclatanti ma buoni piazzamenti, Claudio rafforzò la sua classifica, fino a che un buon inizio del 1984 non lo portò a raggiungere, nel mese di giugno, il suo best ranking di n°46, in seguito alla conquista dei quarti di finale a Roma e del terzo turno al Roland Garros. Si attendeva un ulteriore salto di qualità, ma da quel momento arrivarono invece numerose sconfitte nei primi turni, con avversari spesso non trascendentali, che lo fecero precipitare fuori dai primi 100. 

Nel 1985 ci fu una buona ripresa, coronata dall'unico titolo ATP della carriera (quello di Bari, in finale su Duncan), dalla finale di Bologna (persa con Tulasne) e dal titolo di campione italiano assoluto, conquistato a Torino; ma fu soprattutto al Torneo dei Campioni di Forest Hills che si vide il miglior Claudio Panatta, quando batté Gildemeister, De La Pena e Pate prima di perdere nei quarti dall'allora n°1 del mondo John McEnroe, ma solo per 7-6 al terzo set, disputando quello che viene ricordato come il miglior match della sua carriera. Finito l'anno intorno all'ottantesimo posto, a partire dall'anno successivo ebbe inizio una grave crisi di risultati e di fiducia, da cui Claudio non riuscì più a riprendersi pienamente: perse tanti match sul filo di lana e precipitò nel ranking di singolare, costruendosi peraltro una buona carriera come doppista (vinse sei titoli, con compagni diversi). Riuscì a piazzare ancora una “zampata” in singolare arrivando alla finale del torneo ATP di Firenze nel 1988 (persa con Narducci), prima di scivolare lentamente verso il basso. In carriera sconfisse top-ten e giocatori di ottima qualità, quali Clerc, Kriek, Higueras, Arias, Tulasne, Edmondson e Smid. 

Conflittuale fu il suo rapporto con la Coppa Davis, a partire dai suoi match d'esordio persi a Reggio Calabria nel 1983, contro i modesti irlandesi Doyle e Sorensen: chiuse con un bilancio, fra singolare e doppio, di 7 vittorie (ricordiamo quella con Pecci e con il coreano Yoo) e 12 sconfitte (dolorosa quella con Vijay Armitraj a Calcutta, ma anche quella a Seoul col coreano Song). Di lui ricordiamo infine il match trasmesso in diretta tv col classico “passaggio di consegne”, vinto col fratello Adriano nella semifinale degli Assoluti di Sanremo 1982, prima di perdere in finale con Corrado Barazzutti.

LEGGENDE DEL TENNIS : ROY EMERSON



Prima dell'arrivo di Pete Sampras (ed in seguito di Roger Federer) il giocatore ad aver vinto il maggior numero di tornei del Grande Slam era il leggendario australiano Roy Emerson, nato a Blackbutt il 3 novembre del 1936. Tuttavia, quando si tratta di nominare, per puro divertimento, gli ipotetici più grandi della storia, difficilmente si nomina il vecchio Roy: e lui per primo, racconta Clerici, era l'ultimo a credere di essere il più forte tennista del mondo, ai suoi tempi. Questo per due motivi: fra i suoi dodici titoli dello Slam ci sono anche sei edizioni degli Australian Open, alcune delle quali con un campo di partecipazione non straordinario; ma soprattutto perché gran parte dei suoi successi sono stati ottenuti quando i più pericolosi avversari erano professionisti e non potevano disputare i tornei del Grande Slam, riservati ai soli amateur (per esempio, Rosewall assente dal 1957 al 1968, Laver dal 1963 al 1968, Hoad dal 1958 in poi, Pancho Gonzales e Jack Kramer assenti...sempre!). 

Citiamo ancora Gianni Clerici “ i successi di Emmo sono la denunzia della mediocrità degli anni '60, e della sciocca politica di dirigenti che si accanirono nel non riconoscere che il vero tennis era ormai giocato da dei veri professionisti”. Si racconta che anche lui ricevette delle consistenti offerte per unirsi al gruppo dei professionisti, specie dopo la sua seconda vittoria a Wimbledon: la differenza fra l'offerta (più o meno 80.000 dollari) e la sua richiesta (circa 200.000 dollari, il doppio di quanto fu dato a Laver per diventare pro dopo il suo primo Grande Slam) era però eccessiva e non se ne fece nulla. 

Il suo palmares comprende, fra l'altro, i già citati 6 titoli agli Australian Open (1961 e poi dal 1964 al 1967), due Roland Garros (1963 e 1967), due Wimbledon (1964 e 1965) e due US Open (1961 e 1964); inoltre arrivarono, con differenti compagni (preferibilmente Fred Stolle) altri 16 titoli in doppio (l'ultimo a Wimbledon nel 1971, con Rod Laver). Partecipò infine, da protagonista, alla vittoria australiana di ben otto edizioni della Coppa Davis. Giocò svariati anni anche dopo l'avvento dell'era Open, senza cogliere però altri risultati eclatanti: si mantenne in posizioni più che dignitose, conquistando il suo ultimo titolo, il 105esimo, nel 1973 a San Francisco, ove batté Ashe in semifinale ed il 17enne Bjorn Borg in finale. Continuò ad occuparsi di tennis, diventando il coach (e occasionalmente riprese in mano la racchetta) dei Boston Lobsters, nella WTT, la Lega tennistica a squadre degli U.S.A. e partecipò al suo ultimo torneo nel 1983, a 47 anni, perdendo dal modesto greco Kalovelonis.

VECCHIE STORIE : CANTON 1980 – IL PRIMO TORNEO PROFESSIONISTICO MAI DISPUTATO IN CINA




Oggi i tornei di Pechino, Shanghai o Guangzhou sono degli appuntamenti fissi e molto importanti del circuito professionistico maschile e femminile, ma in passato le cose erano ben diverse. Non solo non c'erano giocatori cinesi in giro per il circuito ma laggiù non veniva organizzato alcun torneo (a parte naturalmente lo storico torneo di Hong Kong che però, a quell'epoca, era ancora sotto il controllo della Gran Bretagna)...almeno fino all'ottobre del 1980 quando fu inserito il primo torneo professionistico mai disputato in Cina, quello di Canton. Dotato del montepremi minimo previsto quell'anno dal Grand Prix, il circuito del quale facevano parte i tornei professionistici, presentò un buon tabellone, nobilitato da un nome illustrissimo, quello del grande Jimmy Connors, in quel momento n°3 del mondo. L'allora 28enne Jimbo si aggiudicò agevolmente il torneo, sconfiggendo in finale il buon connazionale Eliot Teltscher (che fu negli anni '80 n°6 del mondo) per 6-2 6-4 ed incassando l'assegno, per lui non esorbitante, di 8.750 dollari. Il torneo di Canton non fu più disputato e per rivedere un torneo ATP in Cina bisognerà aspettare il 1993, con la prima edizione del torneo di Pechino vinta, manco a dirlo, da Michael Chang. In questa foto, un po' sbiadita, pescata dal nostro archivio, vediamo Jimbo al momento della consegna del trofeo e della riproduzione dell'assegno, come si usava all'epoca.

PILLOLE DAL PASSATO : JOHAN KRIEK

Un giocatore che ammiravamo molto è questo sudafricano, poi diventato cittadino americano (nel 1982), dotato di un tennis davvero molto piacevole ed elegante: ricordiamo con grande piacere anche il suo straordinario gioco di gambe e la sua notevole rapidità. Classe 1958, costruì una eccellente carriera che lo vide conquistare due titoli del Grande Slam, gli Australian Open del 1981 e 1982, sull'erba di Melbourne: successi certamente importanti, anche se leggermente ridimensionati dal campo di partecipazione che al tempo non comprendeva i migliori giocatori dell'epoca, come anche dimostra il nome del finalista di quelle due edizioni, in entrambi i casi l'americano Steve Denton, fino ad allora noto più come doppista. 

Nel suo palmares anche una semifinale agli US Open 1980 (sconfitto da Borg dopo essere stati avanti per due set a zero) ed una al Roland Garros nel 1986 (non amava la terra rossa e, per sua stessa ammissione andò a Parigi perché la moglie desiderava fare shopping...ma, per sua bravura e per una serie di circostanze fortunate, soprattutto il ritiro di Noah, si trovò in semifinale dove Lendl, in una giornata freddissima – giocarono entrambi con la tuta – gli concesse appena tre games). Un altro match che ricordiamo è la finale del Queen's del 1985 nella quale tenne a battesimo il primo successo in carriera di un 17enne Boris Becker, che poche settimane dopo avrebbe alzato il trofeo di Wimbledon. Oltre ai due titoli Slam vanta altri 12 successi in singolare (Sarasota 1979, Monterrey e Newport 1981, Memphis e La Costa WCT 1982, Los Angeles, Tampa, Bristol e Joahannesbourg 1983, Bristol e Livingston 1984, Las Vegas 1985 e Liviningston 1987), oltre a 13 finali ed altri numerosi piazzamenti (anche i quarti a Wimbledon), con un best ranking di n°7. 
Fu anche buonissimo doppista (otto successi in carriera) e vanta successi con quasi tutti i suoi più forti contemporanei: Borg, Connors, Vilas, McEnroe, Gerulaitis, Agassi ed Edberg. Dopo aver giocato per diversi anni nel circuito senior, attualmente si occupa della sua Johan Kriek Tennis Academy, con sede a Charlotte.

PILLOLE DAL PASSATO (ITALIA) : CLAUDIO PISTOLESI




Romano, classe 1967 fu protagonista di un’ottima attività giovanile, sia a livello nazionale (campione italiano under 14, under 16 ed under 18) che internazionale. Nel 1985 a coronamento di un’eccellente stagione, culminata col successo al prestigioso Orange Bowl under 18 (in finale su Oresar), Pistolesi fu proclamato campione del mondo juniores. Giocatore molto atletico, dotato di un grande diritto, al passaggio al professionismo mostrò subito una notevole propensione a girare il mondo ed a confrontarsi coi migliori, evitando facili scorciatoie. 

In una carriera di buona qualità, giunse sino al 71° posto nel ranking mondiale e conquistò un titolo ATP, a Bari nel 1987, sconfiggendo tra gli altri Aaron Krickstein, Ulf Stenlund ed in finale Francesco Cancellotti. Di lui ricordiamo in particolare due match: quello, straordinario e trasmesso in diretta tv, vinto nel 1988 con Mats Wilander nel terzo turno di Montecarlo che gli valse l’accesso ai quarti di finale (partì dalle qualificazioni e, prima dell’allora n°2 del mondo, superò Lundgren e Krickstein), dove perse con Jaite. Ed ancora quello vinto a Nizza con il fortissimo svedese Kent Carlsson, allora n°6 nel mondo. Al Roland Garros giunse al terzo turno, superando l’argentino Guillermo Vilas (al suo ultimo match nel circuito ATP) e l’americano David Wheaton, prima di cedere all’haitiano Agenor. Negli anni successivi rimase a ridosso dei primi 100 giocatori del mondo, conquistando tre challenger (Salerno, Tampere e Jakarta) ed alcuni buoni piazzamenti, prima di rallentare l’attività agonistica in giovane età. Tra i giocatori da lui sconfitti, oltre a quelli già citati, ricordiamo anche. Bruguera, Muster, Rosset, Boetsch, Aguilera e Prpic. Spesso aggregato al team di Coppa Davis, giocò però solo 4 match, ottenendo due vittorie e due sconfitte. Oggi è un apprezzato coach che ha avuto l’onore di seguire Monica Seles (che con lui vinse il suo ultimo Slam, in Australia) ed altri tennisti del livello di Davide Sanguinetti, Simone Bolelli, Robin Soderling e Daniela Hantuchova.
(nel collage, alcune foto di Pistolesi in azione, fra cui un’immagine del grande match vinto con Wilander ed un’altra relativa al suo esordio in Davis, ad Aarhus, in Danimarca, nel 1989)

PILLOLE DAL PASSATO (ITALIA) : DIEGO NARGISO



Il mancino napoletano, classe 1970, figlio di un facoltoso uomo d'affari e residente già dall'età di 13 anni a Montecarlo, ebbe una buona carriera a livello giovanile: dotato di un fisico prorompente, lo ricordiamo campione italiano under 14 (abbiamo già mostrato la foto, insieme al finalista Cristiano Caratti). Fu però il grande successo ottenuto al torneo juniores di Wimbledon del 1987 a far crescere le aspettative nei suoi confronti. In realtà la sua carriera non mantenne le promesse: spesso criticato, specie nei primi anni di professionismo, per alcuni discutibili atteggiamenti in campo (ricordiamo che nella sua prima partecipazione a Wimbledon si segnalò per il raggiungimento del terzo turno, ma anche per un comportamento duramente “stigmatizzato” dalla stampa specializzata dell'epoca), fu in linea generale piuttosto discontinuo. Dotato di notevole potenza e di una spiccata attitudine per il gioco d'attacco, crediamo che la sua mancata esplosione ad altissimi livelli sia dipesa da alcuni limiti fisici/atletici e da una parziale capacità di mantenere salda la concentrazione nell'arco di un match. 

Ricordiamo di aver visto in diretta tv le sue due uniche finali ATP: quella persa con Sergi Bruguera nel 1993 sul cemento di Bordeaux e quella persa con O.Rochus a Palermo nel 2000; oltre ad alcuni successi in tornei challenger, altri piazzamenti importanti furono le semifinali a Rye, Wembley, Rotterdam, Marsiglia e Ostrava con un best ranking di n°67. In una carriera comunque dignitosa sconfisse ottimi giocatori quali Korda, Krickstein, Mansdorf, Woodforde, Skoff, Schuettler, Bruguera e Perez-Roldan, Meglio il rendimento in doppio, specialità nella quale si espresse su livelli elevati, pur cambiando spesso compagno: 5 i titoli nel palmares (tutti con compagni diversi, anche con Gaudenzi a Casablanca e Camporese e Milano) ed un best ranking di n°25. Importante il suo apporto in Coppa Davis, sempre in doppio: in coppia con Camporese, Canè e Gaudenzi conquistò alcuni successi importanti e fu determinante nell'edizione del 1998, culminata con l'ultima finale azzurra, quella persa sfortunatamente a Milano contro la Svezia di Norman e Gustafsson.

(nella foto/archivio: Nargiso dopo il successo a Wimbledon juniores 1987, sempre a Wimbledon nel 1989 e infine a Vienna nel 1990 durante il terribile match di Davis perso contro l'austriaco Skoff)