Ancora
rimaniamo stupiti se scorriamo la lista dei campioni e degli
eccellenti giocatori che giravano il circuito ATP coi colori della
Svezia, nel corso degli anni '80 e degli anni '90. Ne abbiamo
ricordati tanti: oggi vogliamo parlare di un giocatore forse meno
conosciuto, perché in certo modo "oscurato" dai
campioni più celebrati, ma di notevolissima solidità.
Parliamo di Magnus Gustafsson: classe 1967 riuscì a mantenersi fra i
primi 100 giocatori del mondo per ben più di un decennio,
raggiungendo dei picchi di rendimento che gli permisero in certi
momenti di portarsi tra i top ten. Dopo aver iniziato a prender
confidenza nel 1987, vincendo qualche torneo challenger e
raggiungendo la semifinale al torneo di Stoccolma, iniziò ad
esprimersi ad alti livelli nel 1988 quando in seguito a numerosi
piazzamenti, tra i quali le semifinali a Barcellona ed Hilversum ed
il quarto turno al Roland Garros, riuscì ad entrare tre primi 50.
Ebbe una stagione interlocutoria nel 1989, dopo gli ottavi di finale
raggiunti agli Open d'Australia riuscì comunque a giocare due finali
ATP perdendo a Gstaad dal tedesco Steeb ed a Stoccolma dal numero uno
del mondo Ivan Lendl, dopo
aver però superato Andre Agassi e Mats Wilander. Il vero salto di
qualità giunse nel 1990 quando una stagione di grande continuità e
caratterizzata da molteplici piazzamenti lo portò a ridosso dei
primi 20 giocatori del mondo: ricordiamo fra l'altro le semifinali a
Bruxelles ed torneo indoor di Stoccarda. Nel 1991 arrivò finalmente
ingresso fra i primi 10 giocatori del mondo, grazie alla sua
continuità di rendimento ed alla eccezionale versatilità che gli
permetteva di esprimersi su livelli molto elevati sia sulla terra che
sulle superfici rapide: in questa stagione conquistò i suoi primi
tre titoli ATP, a Monaco di Baviera (su Perez-Roldan), Bastad (su
Mancini) ed Hilversum (su Arrese); giocò inoltre altre tre
finali, perdendole tutte e tre curiosamente contro il forte
cecoslovacco Karel Novacel (Amburgo, Kitzbühel e Praga) e si
segnalò per altri eccellenti piazzamenti. Dopo un 1992 in
leggero calo, ma sempre intorno al 40º posto mondiale, anche grazie
al successo di
Bastad (in finale su su Carbonell) ed alla finale di Barcellona
(persa con Carlos Costa), ritorno' a giocar bene nel 1993,
conquistando una serie di ottimi risultati: ricordiamo il successo a
Stoccarda, in finale su Stich, le finali di Genova ed Hilversum perse
con Muster e Costa, le semifinali a Estoril, Barcellona, Praga
e Umago ed anche l'eccellente finale conquistata a fine stagione al
torneo indoor di Anversa, persa con il numero uno del mondo Pete
Sampras, dopo aver eliminato l'intero team di Coppa Davis
tedesco, ossia
Boris Becker e Michael Stich. Il 1994 fu un annata difficile:
iniziata alla grande, coi successi di Auckland e Dubai (su Parick McEnroe
e Bruguera), i quarti agli Australian Open ed il ritorno fra i top ten, fu
pesantemente condizionata da un grave infortunio alla spalla destra,
che lo costrinse a perdere un anno di attività a partire dal Roland Garros di
quell'anno. Tornò nel 1995, giocando anche molti challenger, e
riportandosi agevolmente fra i Top 100; ancora meglio andò nel 1996, anno caratterizzato da due nuovi titoli negli ATP di San Pietroburgo (su
Kafelnikov) e ancora Bastad (su Medvedev) e da ottimi piazzamenti
(anche una semifinale a Parigi Bercy, dove sconfisse nuovamente Agassi)
che lo ricondussero entro i primi 30. Negli anni a seguire ricordiamo
ancora una grande continuità di rendimento: nel 1997 vinse a
Singapore (su Kiefer) e perse a San Marino e Pechino, mentre nel 1998
vinse a Copenaghen e nuovamente a Bastad (su Prinosil e Medvedev),
contribuendo "purtroppo" al successo svedese in Coppa Davis
nella (per noi) sfortunatissima finale di Milano con l'Italia di Gaudenzi e
Sanguinetti. Prima del ritiro avvenuto nel 2001, quando stava sempre
dentro i primi 100 del mondo, centrò altri due successi: Copenaghen
1999 ed Amsterdam 2000, rispettivamente su Santoro e Sluiter. Nella
sua carriera ha sconfitto tutti i più grandi, ad eccezione di Pete
Sampras: Agassi, Lendl, Edberg, Wilander, Becker, Muster, Kafelnikov,
Rafter, Kuerten, Stich, Chang, Bruguera, Noah, Leconte e Ivanisevic
sono alcune delle sue più illustre vittime.
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