Nato il 4 dicembre del
1941, il baffuto americano Marty Riessensi espresse molto bene già livello universitario, conquistando
peraltro il non positivo primato di perdere tre finali NCAA
consecutive (1962, 1963 e 1964, la prima volta con Osuna, le altre
due con Ralston). Riessen fu un eccellente singolarista, capace di
sconfiggere di tutti i grandi di varie epoche e vincere svariati
tornei già a partire anni '60, quando girava il mondo come amateur:
ricordiamo i due successi consecutivi a Cincinnati (1962 e 1962),
Chattanooga (1963), Catania (1969), Atlanta, Kansas City e South
Orange (1967), Bloemfontein, Port Elizabeth, Altamira e Reggio
Calabria (1968), Perth (1969, in finale su Ken Rosewall). Continuò
ad essere vincente anche nell'era Open, centrando successi di
prestigio come il WCT di Londra (1970), Tucson (1970), Tehran (1971),
Quebec City (1972, in finale su Rod Laver), la prima edizione del
torneo indoor di Milano (1973), di nuovo Cincinnati (1974),
Philadelphia (1975). A 37 anni suonati, nel 1979, giocò ben tre
finali ATP, perdendone due (a Baltimora e Dayton), ma vincendo quella
di Lafayette, in finale su Pat Dupre. Arrivato sino all'undicesimo
posto del ranking ATP (nel 1974) e considerato a più riprese un top
ten in epoca pre-computer, fu membro di diversi team USA di Coppa
Davis e raggiunse quattro volte i quarti di finale nelle varie prove
del Grande Slam, ad eccezione del Roland Garros. Giocatore brillante,
dotato di un ottimo tennis d'attacco, fu anche un grandissimo
doppista, in coppia con vari compagni, specialmente con l'olandese
Tom Okker (con cui vinse l'US Open 1976) ed il connazionale Sherwood
Stewart; per lui anche un successo al Roland Garros del 1971 insieme
al connazionale Arthur Ashe, per un totale di ben 53 titoli nella
specialità. Nel suo palmares anche un titolo di misto a Wimbledon
(1975 con Margaret Court) e 4 agli US Open (tre con la Court e uno
con Wendy Turnbull). Infine, per testimoniare la sua grande
popolarità, qualcuno fra i meno giovani ricorderà che la Dunlop,
all'epoca una delle marche leader, gli dedicò un modello di
racchetta, chiamato appunto “Marty Riessen”, che ritraeva la sua
effigie (ancora senza i famosi baffoni).
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